Giacomo 1:1 - Messaggio introdutivo

 

Predicatore: Reid Karr

Dopo di aver approfondito le diverse metafore e le loro ricchezze che descrivono una chiesa sana e che ci hanno aiutato a chiarire che chiesa vogliamo essere, adesso vogliamo metterle in pratica e vogliamo comportarci come veri e seri discepoli di Gesù Cristo. La lettera di Giacomo è un ottimo strumento per la chiesa per questo scopo. È una lettera pastorale nel senso che è molto chiara, molto pratica, molto pertinente, e va diritto al punto, senza divagare e confondere. Il suo tono imperativo non lascia spazio alle contrattazioni. È a volte tagliente e offende la natura umana, ma non ammette scuse e non lascia nessun dubbio sul comportamento cristiano, cioè il comportamento che rispecchia Cristo e che diffonde la luce del suo vangelo.

Per chi viene ad ascoltare la predicazione della parola di Dio, ma che non conosce Cristo Gesù come Salvatore, la lettera di Giacomo sovverte la sua visione del mondo. Discorsi sulla lingua, sulla sapienza umana e quella che viene dall’alto, e sulla sottomissione a Dio sono attacchi frontali alla persona che vuole mantenere il suo posto sul trono della sua vita. La lettera di Giacomo ci costringe ad accettare o i nostri termini per la vita, o quelli del Signore. Non esiste una via di mezzo.

Come chiesa preghiamo che ci possa essere una riforma del vangelo a Roma e nel quartiere di Prati. Vogliamo servire la città e Prati in maniera regale, sacerdotale e profetico. Vogliamo vedere vite trasformate e salvate dal vangelo di Gesù Cristo. Mentre tutto è nelle sovrane mani di Dio, vogliamo essere fedeli alla chiamata di Dio sulle nostre vite e vogliamo comportarci come Cristo, mettendo in pratica la sua parola e non ascoltandola soltanto, affinché la luce del suo vangelo possa risplendere a Roma e trasformarla.

Questo è quello che abbiamo preparato per spiegare il motivo per cui stiamo facendo una serie di predicazioni sulla lettera di Giacomo. La domenica prima di Pasqua l'abbiamo anche messo dentro il bollettino. Dovrebbe essere una serie molto interessante e molto sfidante. Questo perché Giacomo è una lettera molto interessante e molto sfidante. Giacomo è interessante perché, come dicono tanti commentari, è la lettera più criticata di tutte le lettere del nuovo testamento. Martin Lutero era molto critico della lettera e si domandava se dovesse essere inclusa nel canone della Bibbia. La chiamava una lettera di paglia perché non ha nessuna struttura che la tiene insieme. 

E Lutero non è solo con quest'analisi della lettera. Mentre le lettere di Paolo sono molto organizzate e il suo pensiero scorre bene, la lettera di Giacomo sembra essere molto disordinata e salta da un argomento all'altro senza nessuna chiara linea di pensiero. Poi Lutero criticava Giacomo perché parla pochissimo di Gesù. Infatti Gesù viene menzionato solo due volte nella lettera. Nel primo verso, e poi nel primo verso del capitolo due, e basta. Ma il problema più grave della lettera, secondo Lutero, è che secondo lui Giacomo contraddice la dottrina della salvezza per fede soltanto. È come se Giacomo fosse intenzionale nella sua contraddizione di Paolo. "È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti…" scrisse Paolo agli Efesini.

Poi sembra che Giacomo, nel secondo capitolo della sua lettera, dice esattamente l'opposto di quello che dice Paolo. Nel verso 24 del capitolo due Giacomo dice "Dunque vedete che l'uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto." Sono parole chiare no? Allora? Non è per caso che sono questi versetti che spesso vengono citati da persone che vogliono criticare la Bibbia e dire che non può essere un libro ispirato da Dio e dallo Spirito Santo. Com'è possibile che è ispirato se si contraddice? 

Certo, una lettura superficiale in cui estrapoliamo certi versi dal contesto intero della Bibbia potrebbe giustificare tale approccio alla lettera di Giacomo e alla Bibbia nel suo insieme. Ma Dio non si contraddice e quindi neanche la sua parola si contraddice. Insieme alle altre lettere del nuovo testamento, la lettera di Giacomo è la parola ispirata di Dio data al suo popolo, quindi è di grande valore e deve essere studiata con tanta premura e deve essere messa in pratica e vissuta. Giacomo è un grande dono alla chiesa. È una lettera ricchissima e molto pratica. Non ti lascia confuso. Giacomo impiega tante illustrazioni chiare e utili per rendere chiari e pratici i suoi insegnamenti. La lingua è un fuoco, dice nel capitolo tre, che dà fuoco al ciclo della vita. Quindi sì, mentre è vero che Gesù Cristo viene menzionato solo due volte nella lettera, gli insegnamenti di Gesù riempiono le pagine della lettera, spesso per mezzo delle illustrazioni che sono simili nel loro scopo alle parabole di Gesù. 

Come chiesa abbiamo tanto da imparare da questa lettera. Dovrebbe essere una serie molto interessante e molto sfidante. "Comportandoci come Cristo: ma come?" È un titolo chiaro, ma anche sfidante. Come vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi è sempre sfidante quando parliamo del comportamento cristiano e come dobbiamo comportarci come servi e discepoli di Cristo Gesù. Preghiamo allora che il Signore possa farci crescere come chiesa per mezzo di questa serie.

Questo primo messaggio è un messaggio introduttivo per farci comprendere un po' meglio questa lettera e il tema centrale di essa che vogliamo approfondire in questi mesi. Il tema della lettera è colta nel titolo della serie. Questa lettera fa capire alla chiesa e ai credenti come si devono comportare come seguaci di Gesù Cristo. Inoltre, Giacomo fa capire che la vita cristiana è vissuta in comunità con altri fratelli e sorelle in Cristo. Non possiamo vivere la vita cristiana isolati da altri credenti e dalla chiesa. Sono temi molto importanti e molto utili per la chiesa. 

Ciò detto, e dopo aver già detto tanto, vogliamo adesso leggere il primo versetto di questa lettera che farà partire questo studio. Con questo messaggio introduttivo leggeremo soltanto il primo verso, ma da esso possiamo già imparare tanto e vedremo come le fondamenta di questa lettera vengono gettate in questo primo versetto. Giacomo ci fa capire che se vogliamo essere in grado di comportarci come Cristo come la Bibbia intende, allora dobbiamo prima confessare Cristo come Signore, altrimenti il comportamento cristiano sarà sempre malinteso. Poi ci fa capire che il comportamento cristiano dipende molto da una vita che viene vissuta in comunità con altri discepoli di Cristo. Leggiamo adesso questo primo verso. "Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute."

"Giacomo." Questa è la prima parola di questa lettera. Ma chi è questo Giacomo? La risposta a questa domanda è molto legata alle prossime parole del verso: "servo di Dio e del Signore Gesù Cristo." Per Giacomo la sua identità non poteva essere separata da questa descrizione. È come si presenta. "Ciao, io sono Reid. Sono statunitense ma sono in Italia da tanti anni. Sono marito di Steppie e padre di Nolyn, Ellie, Livia e Kip. Sono pastore della chiesa Breccia di Roma Prati, ecc." Giacomo, invece, dice subito: "Sono Giacomo e sono servo di Dio e del Signore Gesù Cristo e non devi sapere altro. Basta! È sufficiente come descrizione!" Bello no!? 

Infatti è veramente bello quando riflettiamo su chi era Giacomo prima che scrisse questa lettera. Giacomo era il fratello di Cristo. Ma sappiamo che durante la vita di Gesù Giacomo, insieme ai suoi fratelli, non credeva che Gesù fosse il Messia. Giovanni 7,5 dice con parole chiare, "neppure i suoi fratelli credevano in lui." Ma poi, nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, dopo la crocifissione e la morte di Gesù, vediamo che i fratelli di Cristo - Giacomo compreso - sono con i primi discepoli di Cristo, lodando il Signore. Allora? Che è successo tra Giovanni 7 e Atti 1? La risposta a questa domanda è trovata nel testo della predicazione di domenica scorsa, cioè la domenica di Pasqua, un testo in cui Paolo parla della risurrezione di Cristo. 1 Corinzi 15,7 dice che dopo la sua risurrezione Cristo apparve a Giacomo. 

Quindi tra Giovanni 7 e Atti 1 Giacomo vide il Cristo risorto e quando lo vide non poteva fare altro che credere in lui come Signore. Giacomo non si presenta nel primo verso della sua lettera come "Giacomo, fratello di Cristo." Invece si presenta "Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo." Se Cristo è risorto dalla morte, è veramente il figlio di Dio che riesce a perdonarci i nostri peccati e salvarci da essi. Se non è risorto, vana è la fede di quelli che si fidano di lui per la loro salvezza e sono i più miseri fra tutti gli uomini. Ma Giacomo vide con i suoi occhi Cristo risorto, quindi si fidò di lui come Salvatore e confessò Gesù come Signore e credette in lui. 

Questo fa sorgere una domanda molto importante su cui dobbiamo tutti riflettere e a cui dobbiamo tutti rispondere. È la stessa domanda che Cristo chiede ai suoi discepoli in Matteo 16. Cioè chiede a loro "Chi dite che io sia?" La stessa domanda è rivolta a tutti noi. Chi è Cristo per te? Se vuoi essere perdonato e salvato dai tuoi peccati, e se vuoi avere una relazione personale con Dio, la tua risposta deve essere come quella di Pietro, sempre in Matteo 16: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio." Ti devi presentare come Giacomo si presenta: "Sono servo di Dio e del Signore Gesù Cristo." Se Cristo non viene confessato come Signore della tua vita, allora il comportamento cristiano sarà sempre un argomento pesante che ti incatena e che deruba la libertà e che leva il divertimento dalla tua vita. Se Cristo non è Signore il comportamento cristiano diventerà sempre una lista di cose che si può fare e non si può fare. Una lista di cose che vanno bene e che non vanno bene. Quindi sarà una vita religiosa sì, ma non di fede. Sarà una vita di moralismo, e quindi non di libertà. 

Ma se confessi con la bocca che Cristo è Signore e Salvatore, allora tutto viene trasformato. Le cose vecchie sono passate, ecco è diventato tutto nuovo. Quando Cristo è il Signore della vita, diventiamo nuove creature con una nuova prospettiva e una nuova speranza per la vita. Se Cristo viene confessato come Signore, il comportamento cristiano è adesso visto e capito tramite nuove lenti. 

Non è più un peso moralistico che ci incatena in una vita religiosa priva di una vera fede, ma è invece il frutto naturale che scaturisce da una vita salvata, redenta, e trasformata dal Signore che adesso siede sul trono della vita. Quindi chi è Cristo per te? È una domanda molto importante e la risposta ad essa plasmerà in maniera molto profonda come reagisci a questa serie di predicazioni sul comportamento della chiesa e della persona che, come Giacomo, si presenta come servo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Chi è Cristo per te? 

Infine, e molto brevemente, vogliamo evidenziare un altro aspetto molto importante di questa lettera che ci aiuterà a viverla e metterla in pratica. Cioè la vita cristiana è una vita comunitaria, vissuta e sperimentata con altri discepoli di Cristo che lo confessano come Signore della loro vita. Molto prominente e molto ricorrente in questa lettera sono le tante volte in cui Giacomo si rivolge ai suoi "fratelli", cioè i suoi fratelli e sorelle in Cristo, quelli che confessano Cristo come Signore e Salvatore della loro vita. Quattro volte in questa lettera Giacomo si rivolge ai suoi "fratelli." Altre sei volte si rivolge ai "fratelli miei," e altre tre volte ancora si rivolge ai "fratelli miei carissimi." Questo concetto della famiglia allargata che abbiamo in Cristo Gesù è molto importante per Giacomo, e dovrebbe essere importante anche per noi. La vita cristiana è una vita comunitaria. Certo, non comunitaria nel senso strano e settario della parola. No di certo. Viviamo in questo quartiere e in questa città come tutti gli altri. La vita cristiana è comunitaria nel senso molto positivo della parola. 

In questo primo versetto Giacomo indirizza la sua lettera alle dodici tribù che sono disperse nel mondo. Ma chi sono queste dodici tribù che sono disperse nel mondo? Allora potremmo fare uno studio intero su questa domanda, come hanno fatto alcuni studiosi di questa lettera, ma per adesso basta dire che questo è per Giacomo un modo per parlare dei suoi fratelli e sorelle in Cristo, cioè la chiesa, il popolo di Dio, che è disperso nel mondo. Le persone a cui Giacomo scrive stanno affrontando tante prove e tante difficoltà. La vita cristiana non è facile per loro e vengono spesso perseguitati per la loro fede in Cristo. Vediamo questo subito nella lettera. Versetto due dice "Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compie pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti."

Affrontando prove svariate, la vita comunitaria, vissuta e sperimentata nella chiesa, era molto importante per questi credenti dispersi nel mondo. Ed è ancora così oggi per tutti noi e per la chiesa in tutto il mondo. Se vogliamo comportarci come Cristo e glorificare lui con le nostre vite, allora anzitutto dobbiamo confessarlo come Signore, altrimenti sperimenteremo soltanto una vita religiosa e moralistica, ma non conosceremo veramente la fede salvifica in Cristo Gesù che ci trasforma e che ci spinge a vivere le nostre vite in maniera diversa, comportandoci come Cristo. Poi dobbiamo vivere le nostre vite in comunità con altri discepoli di Cristo, con cui possiamo condividere le nostre prove e le nostre difficoltà, e da cui possiamo essere sfidati e anche incoraggiati. 

Ma tutto questo dipende da come rispondi alla domanda: Chi è Cristo per te? La tua risposta a questa domanda plasma in maniera molto profonda e significativa ogni aspetto della tua vita. Chi è Cristo per te? È la nostra preghiera come chiesa che insieme a Giacomo tu possa chiamare Cristo Signore della tua vita e che tu possa sperimentare le benedizioni di una vita vissuta in comunità con la chiesa del Signore Gesù Cristo. Che possiamo tutti comportarci come Cristo, confessando lui come Signore, e vivendo in comunità con la sua chiesa. 


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.