Giacomo 1:2-4 Essendo gioiosi in mezzo alle prove

 

Predicatore: Reid Karr

Immaginate questo scenario. Tu stai soffrendo. Stai male. Vai dal medico per capire bene qual'è il problema e per ricevere sia una diagnosi del problema, sia una ricetta per la diagnosi. Il medico ti vede, capisce qual'è il problema e ti dà una diagnosi, ma non ti offre nessuna soluzione per essa e non ti dà nessuna ricetta per una medicina che ti aiuterebbe a guarire e riprenderti da questa malattia. Non sarebbe un buon medico, e non sarebbe un medico di fiducia no? Sicuramente sarebbe l'ultima volta che vai a chiedere il consiglio di questo medico. Che senso ha andare da un medico che ti diagnostica ma che non è disposto a darti un rimedio per quello che ti affligge? Infatti non ha senso. 

Nel brano di oggi troviamo una situazione simile. La diagnosi dei lettori di Giacomo è chiara. Stanno soffrendo. Stanno affrontando tante prove di diversi tipi. Sono scoraggiati. Vengono perseguitati per la loro fede. Hanno bisogno di una ricetta per le loro sofferenze. Devono essere incoraggiati. Quindi se Giacomo dovesse dire a loro, "Guarda, vedo che state soffrendo molto e che siete molto scoraggiati a causa della vostra fede. È molto chiaro tutto questo ma mi dispiace, non c'è niente da dire. Non ho nessuna parola di incoraggiamento per voi. Non ho nessuna ricetta che vi aiuterà. Buona fortuna. Arrivederci." Se questa fosse la sua risposta non credo che saremmo qui oggi per studiare insieme la sua lettera! Non avrebbe nessun valore. 

Ma grazie a Dio, Giacomo non risponde così. Giacomo è un buon medico che offre una parola di incoraggiamento e anche una ricetta per affrontare le prove, le sofferenze e le persecuzioni. Questo non vuol dire, però, che la ricetta sia sempre piacevole e sempre facile da prendere. Noi vogliamo che la ricetta sia sempre piacevole e che il rimedio sia semplice e che la guarigione venga subito. Ma non è sempre così. Sì, è importante che il medico sia in grado di diagnosticare e prescrivere una ricetta e un rimedio, ma non è detto che la ricetta debba essere piacevole e che guarisca subito. L'unica cosa che conta è che il paziente si riprenda e guarisca.

Nel brano che stiamo per leggere Giacomo offre ai suoi lettori una ricetta per le loro sofferenze. L'aspetto bello di questa ricetta è che è ancora valida per la chiesa oggi e le sofferenze e le prove che affrontiamo ancora oggi. Non è detto che sia una ricetta facile da prendere, ma a prescindere è una ricetta chiara che guarisce la persona che si fida di Gesù Cristo come Signore e Salvatore della sua vita. La diagnosi è che la chiesa si trova in mezzo alle prove. Le prove sono difficili e pesanti e sono di diversi tipi. Quindi nel brano che stiamo per leggere, e in risposta alla diagnosi, Giacomo prescrive la seguente ricetta: In mezzo alle prove la chiesa deve essere gioiosa, deve essere costante, e deve essere completa. Leggiamo adesso il brano, il quale è molto breve, e poi approfondiremo questa ricetta prescritta da Giacomo. 

Giacomo 1,2-4. Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti." 

Subito vediamo che la ricetta prescritta da Giacomo per le prove non è sempre facile da prendere. In mezzo alle prove dobbiamo essere gioiosi? Questo è il rimedio? Ma stai scherzando no? Che ricetta è questa!? Lasciamo perdere allora. No grazie! 

È innaturale suggerire che uno deve essere gioioso in mezzo alle prove. Infatti la Bibbia riconosce questo ragionamento. La lettera agli Ebrei, capitolo 12 dice: "È vero che qualunque correzione (o qualunque prova o qualunque sofferenza) sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza…" Questo ha più senso no? Perché allora Giacomo dice che le prove devono essere considerate una grande gioia? Che senso ha? Certo, le prove e le sofferenze non sono piacevoli. Non sono divertenti. Affrontarle con gioia, allora, non significa far finta di sentirsi gioiosi in mezzo alle prove, come se fossero piacevoli e divertenti. Cioè non è un sentimento che Giacomo sta prescrivendo, perché la gioia in mezzo alle prove non è un sentimento. Un sentimento non cambia il fatto che le prove sono molto difficili e appesantiscono molto. 

Giacomo, invece, sta prescrivendo una prospettiva nuova e diversa con cui possiamo affrontare le prove e le sofferenze. È questa prospettiva che ci permette di essere gioiosi quando ci troviamo in mezzo alle difficoltà. Le prove sono pesanti e non dobbiamo far finta di essere felici di esse, ma possiamo essere gioiosi grazia a questa prospettiva che abbiamo grazia alla fede in Cristo Gesù. Questa prospettiva ci fa capire che, mentre sono molto difficili, Dio è all'opera per mezzo delle prove. Giacomo ci dice di essere gioiosi quando ci troviamo in mezzo alle prove. La domanda naturale in vista di questa ricetta è "Ma perché? Perché devo essere gioioso in mezzo alle prove? Non mi piace questa ricetta!" Giacomo, come un buon medico, ci dà una risposta. Troviamo la risposta nel verso tre. Gioiamo in mezzo alle prove perché la prova della nostra fede produce costanza. E la costanza compie pienamente l'opera di Dio in noi.

Ebrei 12 (il versetto che abbiamo letto prima) afferma questo insegnamento di Giacomo. "È vero che qualunque prova sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza." Ma poi, grazie a questa nuova prospettiva, che è dono della fede in Cristo, leggiamo le seguenti parole: "in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa." Anche Paolo, nella sua lettera ai Romani dice una cosa molto simile. Nel capitolo 5 dice: "Ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l'esperienza, speranza. Ora la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato." Anche Pietro, nella sua prima lettera, afferma Giacomo e Paolo. Scrive ai suoi lettori: "Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore nel momento della manifestazione di Gesù Cristo. 

Le afflizioni sono necessari secondo Pietro. Perché? Perché per mezzo di esse la nostra fede viene messa alla prova. Fino a quando la nostra fede viene messa alla prova non possiamo sapere veramente che tipo di fede abbiamo. La prova può essere grande o può essere piccola. Non viene specificata il tipo di prova; infatti sono svariate. Tutti noi affrontiamo prove di diversi tipi. Fanno parte della vita. Non ci sono eccezioni. È la fede in Cristo, però, che fornisce alla chiesa un'occasione di affrontare le afflizioni in maniera diversa, cioè con gioia e con pace, sapendo che le prove producono costanza, e la costanza speranza. Se il popolo di Dio affronta le prove con serenità e con gioia e con speranza e con costanza, sapendo che il Signore è all'opera per mezzo di esse, allora testimonia alla grandezza e alla gloria di Dio e sparge il profumo di Cristo ovunque vada. 

Certo, è difficile. Non è una ricetta facile da prendere. È molto amara. Non è piacevole. Ma quello che produce è molto dolce e molto ricco e produce costanza e perseveranza. E gloria a Dio abbiamo tutta la storia della chiesa che testimonia alle difficoltà delle prove e delle afflizioni, ma anche del frutto che producono. Pietro, sempre nella sua prima lettera, scrive questo ai suoi lettori che stavano anche loro affrontando prove e afflizioni: "Ora il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, in eterno." 

Che bello! Che bella notizia! Che speranza per le prove! Tutto questo è dovuto alle prove. Le prove sono un fuoco che mette alla prova la nostra fede e la raffina. È la costanza in mezzo alle afflizioni che permette al fuoco di raffinarci e renderci maturi e forti e resilienti e completi, di nulla mancanti. Ecco perché possiamo, come persone che confessano Cristo Gesù come Signore della nostra vita, essere gioiosi in mezzo alle prove, perché le prove producano costanza e la costanza speranza, e per mezzo della costanza il Signore ci rende perfetti e completi, di nulla mancanti. Questa è la ricetta per le nostre afflizioni. 

Ma la notizia più bella per il popolo di Dio quando si trova in mezzo alle prove è che ha il privilegio di poter fissare lo sguardo su Gesù Cristo, colui che conobbe molto molto bene le afflizioni e le sofferenze, ma che le sopportò affinché noi potessimo essere giustificati e perdonati dai nostri peccati e salvati da essi e affinché potessimo avere una relazione personale con Dio. Non esiste altra notizia più bella di questa. 

C'è un brano in Isaia capitolo 53 che evidenzia in maniera chiarissima come Gesù Cristo soffrì e quello che fece per noi sulla croce. Ascoltate questi bellissimi versi. Sono pesanti, ma ci annunciano anche la speranza che abbiamo in Cristo. Isaia 53, verso 3 in poi, parlando di Cristo, dice: "Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie ch'egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca."

Cosa c'è da aggiungere? Veramente incredibile quello che Cristo fece per noi affinché potessimo essere perdonati e salvati dai nostri peccati. Veramente incredibile. Quindi quando ci troviamo in mezzo alle prove, anche quelle molto pesanti, c'è sempre questa verità che ci consola, una verità colta perfettamente dall'autore della lettera agli Ebrei che dice nel capitolo 12 che possiamo essere fermi nella fede che professiamo perché in Cristo Gesù abbiamo un sommo sacerdote che possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. E siccome non ha mai conosciuto il peccato possiamo accostarci con piena fiducia al trono della grazia per ottenere perdono e misericordia e per trovare grazia e per essere soccorsi al momento opportuno. 

Che bellissima notizia. Che speranza abbiamo in Cristo Gesù. Ecco perché in mezzo alle prove possiamo essere gioiosi e costanti e completi. È una ricetta difficile, ma Cristo rende tutto possibile grazie alla sua opera redentiva sulla croce e la sua risurrezione dalla morte. 

Ma per essere in grado di affrontare le afflizioni e le prove con gioia e con costanza affinché possiamo essere completi, di nulla mancanti, allora dobbiamo rifarci la domanda di domenica scorsa. Cioè "Chi è Cristo per te?" Se Cristo non viene confessato Signore della tua vita e se non credi che lui sia veramente il Figlio di Dio e l'unica via di salvezza, allora in mezzo alle prove tenderai sempre a cadere nella trappola del moralismo e della religiosità.

Cioè forse dici di credere in Gesù, ma se Cristo non viene confessato Signore e Salvatore, allora non potrai affrontare le prove e le afflizioni con la ricetta prescritta da Giacomo. Le prove, invece, verranno viste e analizzate tramite lenti moralistiche. Cioè in mezzo alle prove tenderai a dire, "Ma cosa ho fatto io per meritare questo?" Oppure, "Ho meritato queste sofferenze perché mi comporto sempre male, ho un pessimo stile di vita, ecc., quindi certo che le merito." Questo è il moralismo. È il nostro comportamento che determina tutto il resto e quindi quello che sto affrontando è quello che merito. C'è una fortissima tendenza verso il moralismo in questa cultura. Tante persone pensano e ragionano così. 

Ma questo modo di pensare non rispecchia l'evangelo di Gesù Cristo. Infatti l'evangelo è l'opposta. Gloria a Dio, e grazie alla fede in Cristo Gesù, non riceviamo quello che meritiamo, altrimenti non avremo nessuna speranza. La buona notizia della Bibbia è che sulla croce Cristo ha preso su di sé quello che noi meritiamo. A causa del nostro peccato noi meritiamo la morte. Cristo, però, non ha conosciuto peccato, ma Dio lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui. Che messaggio di speranza! Ecco perché possiamo essere gioiosi, costanti e completi in mezzo alle afflizioni e in mezzo alle prove. Che possiamo, come chiesa, affrontare le difficoltà con gioia e costanza affinché possiamo essere la luce di Cristo in questo quartiere e affinché possiamo spargere il profumo di Cristo ovunque andiamo. 

Ma chi è Cristo per te? Chi è? La tua risposta a questa domanda determina come affronti le prove e le difficoltà e le afflizioni. Che Cristo possa essere confessato come Signore e Salvatore da tutti noi affinché possiamo vivere vite di speranza e di pace, e affinché possiamo affrontare ogni prova con gioia e con costanza affinché possiamo essere perfetti e completi, di nulla mancanti. A Dio sia ogni gloria. 


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