1 Corinzi 10 - Ricordiamo la nostra storia e facciamo tutto alla gloria di Dio
Predicatore: Reid Karr
Oggi vogliamo continuare a rispondere alla domanda che ci stiamo facendo con questo approfondimento della prima lettera di Paolo ai Corinzi. La domanda a cui stiamo rispondendo è questa: Vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Prati/Roma? A meno che abbiamo cambiato idea da quando abbiamo iniziato questa serie, la risposta è sempre sì, vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Roma e vogliamo crescere in questo e vogliamo diventare sempre più efficaci nello spargimento di questo dolcissimo profumo. Ogni capitolo di questa lettera ci fornisce con nuove verità e nuove lezioni che ci aiutano a spargere il profumo di Cristo ovunque siamo presenti in questa città.
Siamo arrivati al capitolo 10 della lettera. È un capitolo molto interessante. Ancora Paolo si rivolge ai comportamenti preoccupanti e sbagliati dei Corinzi e si rivolge ancora alla confusione che esiste nella chiesa riguardante i loro diritti come discepoli di Cristo, diritti che vengono abusati e che stanno portando i Corinzi a peccare contro i loro fratelli in Cristo. Ancora c'è troppo Corinto nella chiesa e la chiesa si conforma troppo alla cultura della città e non è più distinguibile dalla città che non conosce Cristo come Signore e Salvatore, e questo è un grande problema. La chiesa deve essere una luce che risplende nelle tenebre e deve spargere un profumo diverso e più buono e più dolce rispetto all'odore che uno sente percorrendo le strade della città. Ma la chiesa al momento viene meno a far risplendere la luce di Cristo e viene meno a spargere il profumo del vangelo a Corinto.
C'è molto da imparare dalla chiesa, e in questo capitolo emergono altre due verità che saranno molto utili mentre come chiesa cerchiamo di crescere e maturare e spargere con sempre più efficacia il profumo del vangelo a Roma. Nella prima parte del capitolo Paolo richiama la storia del popolo di Dio, e tramite questa lezione di storia Paolo avverte i Corinzi e gli dice che devono stare molto attenti e devono studiare bene la storia, perché rischiano di commettere gli stessi peccati d'Israele, e se ricordiamo bene la stragrande maggioranza degli Israeliti non è mai arrivata nella terra promessa a causa dei loro peccati e la loro disobbedienza a Dio.
Questa è una lezione molto utile anche per noi. Cioè dobbiamo essere sempre studenti della storia affinché non ripetiamo gli stessi errori e peccati di quelli che sono venuti prima di noi. Non è la prima cosa che viene in mente quando pensiamo al desiderio di spargere il profumo di Cristo a Roma, ma è una verità molto importante. Per spargere in maniera efficace il profumo di Cristo, dobbiamo essere studenti della storia e dobbiamo rircordarci sempre della nostra storia come chiesa e come popolo di Dio. È fondamentale questo.
Con le seguenti parole Paolo conclude la seconda parte di questo capitolo. Dice ai Corinzi, "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio." Perché dice questo a loro? Allora vedremo, ma questo è lo scopo della vita cristiana, no? Fare tutto alla gloria di Dio. Qualsiasi cosa facciamo, la dobbiamo fare alla gloria di Dio. Non è possibile spargere il profumo di Cristo a Roma se le nostre vite non hanno come scopo principale la gloria di Dio. Dobbiamo fare tutto alla gloria di Dio. Dobbiamo ricordarci della storia del popolo di Dio, che è la nostra storia, e dobbiamo fare tutto alla gloria di Dio. Così, grazie a Dio, possiamo spargere con più efficacia il profumo del vangelo di Cristo a Prati e a Roma.
Paolo sta ancora parlando dei cibi sacrificati agli idoli. È chiaramente un argomento molto importante per lui, e giustamente, perché le implicazioni teologiche di questi cibi, e le implicazioni per il vangelo di Cristo, sono cruciali e sono molto importanti. Ciò detto, è interessante che a questo punto nella sua lettera, dopo aver già detto tante cose di questi cibi sacrificati agli idoli, Paolo adesso fa una lezione di storia per i Corinzi e parla della storia degli Israeliti che vagarono nel deserto per 40 anni. Gli Israeliti, vuole dire Paolo, sono un buonissimo esempio per i Corinzi, ed i Corinzi hanno tante cose da imparare dai tantissimi errori degli Israeliti.
Ma quali sono i collegamenti secondo Paolo tra gli Israeliti ed i Corinzi? Perché crede che siano un buon esempio per la chiesa a Corinto? Nei primi versi di questo capitolo Paolo evidenzia diversi parallelismi tra gli Israeliti ed i Corinzi. E quali sono? Innanzitutto hanno delle benedizioni parallele, cioè la salvezza nel Signore, tante benedizioni spirituali e anche i sacramenti. Gli Israeliti furono sotto la nuvola, dice Paolo. Cioè furono guidati dal Signore e furono sotto la sua protezione. I Corinzi, per mezzo della chiesa, hanno le stesse benedizioni e vengono guidati e protetti (in certi sensi della parola) dal Signore. Poi Paolo dice che passarono tutti attraverso il mare, furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè.
Qui c'è un chiaro parallelismo tra queste esperienze degli Israeliti e le benedizioni che i Corinzi hanno sperimentato in Cristo. C'è l'acqua battesimale che è segno della salvezza e della nuova vita che hanno in Cristo. Mangiano anche lo stesso cibo spirituale. Nel deserto mangiarono la manna che il Signore gli mandò con cui sostenne il suo popolo e mantenne il suo patto con il suo popolo, provvedendo per loro. La chiesa mangia il pane e beve il vino che sono segni del nuovo patto che la chiesa ha in Cristo. Insieme agli Israeliti, i Corinzi bevono la stessa bevanda spirituale perché bevono alla roccia spirituale, che era Cristo, che è ancora Cristo, e che sarà sempre Cristo. Gli Israeliti furono sostenuti in maniera soprannaturale dalla mano di Dio. Anche i Corinzi vengono sostenuti in maniera soprannaturale, ma la differenza è che sono ancora più benedetti perché hanno il privilegio di aver sperimentato il compimento della legge dell'Antico testamento in Cristo Gesù.
Ma. È questa è una grande "ma." Ma nonostante tutte le tantissime benedizioni del Signore che Israele sperimentò, e a prescindere dal fatto che passarono attraverso il mare e furono tutti battezzati nella nuvola, e a prescindere dal fatto che bevvero alla roccia spirituale che era Cristo, soltanto due di loro entrarono in Canaan, cioè soltanto due entrarono nella terra promessa. Soltanto due!! Tutti gli altri morirono nel deserto a causa della loro disobbedienza al Signore e a causa dei loro cuori ribelli e a causa della loro idolatria e causa della loro immoralità sessuale. E Paolo fa questa lezione di storia ai Corinzi per dire: state attenti perché tra voi e gli Israeliti che morirono nel deserto ci sono tante somiglianze. Anche voi state flirtando troppo con l'idolatria e tanti di voi sono già caduti nella trappola dell'immoralità sessuale (come abbiamo visto nei primi capitoli di questa lettera). Non dovete tentare il Signore. Non lo dovete mettere alla prova, come fecero gli Israeliti nel deserto e che perirono. State attenti, allora, affinché non cadiate, dice Paolo ai Corinzi.
È una buona parola anche per noi e per la chiesa di oggi. Se vogliamo spargere il profumo di Cristo in questa città, allora dobbiamo stare attenti e dobbiamo sempre ricordarci della storia della chiesa e del popolo di Dio affinché non cadiamo nelle trappole dell'idolatria e dell'immoralità, come fecero gli Israeliti e alcuni nella chiesa a Corinto. Dobbiamo perseverare nella fede e dobbiamo correre in modo certo, fissando lo sguardo sulla croce di Cristo affinché non cadiamo e affinché siamo sempre in grado di spargere bene il suo profumo a Prati e a Roma.
Dopo questi avvertimenti Paolo incoraggia i Corinzi con le parole che vediamo nel verso 13 dove gli dice: "Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare." Questa è una grande promessa e un grande incoraggiamento per il popolo di Dio. Quando siamo tentati il Signore ci dà sempre una via di uscita affinché possiamo sopportare e superare le tentazioni. Uno studioso, commentando su questo verso, dice che nel grecco originale l'immagine che Paolo sta dando alla chiesa è di un esercito che è completamente circondato dal suo nemico e non c'è nessuna via d'uscita. Sembra che la sconfitta e forse anche la morte siano imminenti. Non c’è più speranza. Ma poi all’improvviso l'esercito vede un passo in una montagna che prima non vedeva e riesce a scappare e salvarsi. È così anche per la chiesa e per il popolo di Dio. A volte il vincere e il superare le tentazioni sembrano impossibili. La carne è molto debole ed è sempre molto tentata dall'idolatria, dall'immoralità sessuale e da tanti altri peccati.
Ma poi il Signore provvede una via d'uscita, e questa via si chiama Gesù Cristo, colui che riesce sempre a simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza però commettere peccato. Accostiamoci dunque - come leggiamo in Ebrei 4 - con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno. Che bella notizia! Che speranza abbiamo in Cristo Gesù! Che via d’uscita abbiamo in Cristo! Ricordiamoci sempre di queste verità e ricordiamoci della nostra storia come popolo di Dio, affinché non cadiamo e affinché possiamo perseverare nella fede e affinché possiamo spargere il profumo di Cristo in questa città. A Dio sia ogni gloria.
Dopo questa riflessione sulla storia del popolo di Dio, Paolo torna a parlare della carne sacrificata agli idoli, e vediamo che Paolo sta rispondendo a diversi scenari in cui uno potrebbe imbattersi in una situazione in cui questa carne viene presentata. Paolo ha già detto che non è proibito comprare al mercato la carne sacrificata agli idoli. Il discepolo di Cristo non deve informarsi dell'origine di ogni pezzo di carne che compra e che mangia. Questo perché non è un cibo che ci fa graditi a Dio e perché al Signore appartiene la terra e tutto quello che essa contiene.
Però in questo capitolo Paolo dice che è una cosa interamente diversa se uno va in un tempio pagano e partecipa ad un pasto in cui questa carne viene consumata. Questo non va bene, e per sottolineare il suo punto fa riferimento alla cena del Signore, dove il popolo di Dio rompe il pane insieme e dove ha comunione con Cristo e il suo corpo che è stato spezzato per noi affinché potessimo essere salvati dai nostri peccati. Beve il vino che è segno del nuovo patto che la chiesa ha nel sangue di Gesù che ha versato sulla croce.
Quindi siccome la chiesa ha comunione con Cristo grazie alla cena del Signore, un discepolo di Cristo non può andare in un tempio pagano e mangiare carni sacrificate agli idoli, per non provocare il Signore. Questo è proibito. Fare così e partecipare alla mensa dei demoni. Non ha senso fare così. È infatti un controsenso. Poi ci sono diversi scenari quando un credente viene invitato a mangiare con altre persone che non sono credenti. Paolo risponde a quando si deve mangiare la carne sacrificata agli idoli e quando non si deve mangiare tale carne. Il punto di rispondere a tutti questi scenari non è di rendere la chiesa legalistica e piena di regole inutili che ingabbiano la chiesa e il popolo di Dio. No di certo. Anzi, come dice Paolo nel verso 23, "ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica." Questo è il punto. La chiesa deve considerare ogni cosa, non per essere legalistica, ma per edificare gli altri, e edificando gli altri, la chiesa ama e glorifica Dio. "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio."
Se vogliamo spargere bene e con efficacia il profumo del vangelo di Cristo a Roma, allora dobbiamo fare tutto alla gloria di Dio. Dobbiamo prendere sul serio ogni decisione che prendiamo, non per essere legalistici, ma per edificare e amare gli altri, e così facendo glorifichiamo il Signore. E dobbiamo soltanto guardare a Gesù Cristo come esempio, cioè dobbiamo guardare a colui che umiliò se stesso e che diventò uomo e che si fece ubbidiente a Dio Padre fino alla morte, e alla morte di croce. Inoltre, Cristo fece questo per noi mentre eravamo ancora morti nei nostri peccati e mentre eravamo ancora nemici suoi. Nonostante questo morì per noi affinché potessimo essere perdonati, redenti e salvati, e affinché potessimo avere la vita eterna. Che grande notizia! Che Signore abbiamo in Cristo Gesù. Questo è l'amore e quest'amore edifica e glorifica il Signore.
Sia dunque che mangiamo, sia che beviamo, sia che facciamo qualche altra cosa, facciamo tutto alla gloria di Dio affinché possiamo spargere il profumo di Cristo in questa città. Ricordiamoci sempre della nostra storia affinché non cadiamo nelle trappole disastrose dell’idolatria e dell’immortalità, così potremo spargere bene il profumo di Cristo a Roma affinché ci possa essere una vera riforma del vangelo in questa nazione. Questa è la nostra preghiera. Conosci tu l'amore di Dio? Cristo è morto per te per salvarti dai tuoi peccati affinché potessi conoscere quest'amore e ereditare la vita eterna.