1 Corinzi 4:1-5 - Non giudichiamo prematuramente

 

Predicatore: Raffaele Costagliola

Nella giornata di ieri e oggi si stanno tenendo le elezioni europee in cui tutti i cittadini sono chiamati a votare i propri rappresentanti al parlamento europeo. Coloro che saranno eletti, dovranno poi lavorare per l’intero mandato come ambasciatori degli interessi della maggioranza che li ha votati amministrando correttamente e fedelmente i doveri assegnategli.

Solitamente, la vita politica è caratterizzata da un clima di tensione e rivalità tra i vari partiti. Spesso anziché concentrarsi sui propri doveri, si sfocia in attacchi accusatori, per cui ognuno critica negativamente il lavoro degli altri solamente per screditarli e innalzare sé stessi a motivo di vanagloria. Questo sia tra partiti, sia all’interno dello stesso partito. Tuttavia, qualsiasi giudizio o accusa che i politici possono rivolgersi tra di loro, non cambia il fatto che il risultato del loro lavoro sarà giudicato dagli elettori in base a quanto fatto e non in base ai loro giudizi.

In maniera analoga ai politici eletti dal popolo per amministrare gli interessi pubblici, noi potremmo dire di essere stati eletti da Dio per amministrare i suoi interessi con fedeltà e saremo chiamati a rispondere del nostro operato davanti a Dio alla fine del nostro mandato su questa terra.

Lettura: 1 Corinzi 4,1-5

In questi versi Paolo ci da almeno tre indicazioni su cui riflettere per poter spargere il profumo di Cristo:

1.    siamo stati eletti per amministrare i misteri di Dio (vv.1-2)

2.    una condotta corretta non può giustificarci (vv.3-4)

3.    bisogna confidare nel giudizio del Signore (v.5)

1        Siamo stati eletti per amministrare i misteri di Dio

Il primo insegnamento che troviamo in questi versi è che se vogliamo spargere il profumo di Cristo a Roma dobbiamo ricordarci che siamo stati eletti per essere servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (v.1) con fedeltà (v.2).

Quando leggiamo i misteri di Dio non dobbiamo intenderli in maniera pagana, ma i misteri non sono altro che la rivelazione del Vangelo di Cristo che è nascosta a molte persone, ma è rivelata ai credenti per mezzo dello Spirito Santo. Solamente ai credenti è dato di capire il piano di salvezza di Dio in Cristo, per tutti gli altri è pazzia (1 Corinzi 1,18). In questo senso dobbiamo intendere i misteri di Dio.

Se abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo e abbiamo accettato Cristo come nostro salvatore, allora facciamo parte di un unico corpo sotto il capo che è Cristo e tutto il corpo deve muoversi in maniera armoniosa sotto il governo di Cristo.

Rifacendoci alla metafora dell’amministratore di Paolo: Cristo ci ha eletti come suoi servi, ci ha “assunti” per amministrare i suoi misteri con fedeltà annunciando a tutti il Vangelo e vivendolo integralmente.

È solito inserire nei contratti di lavoro una clausola per cui viene vietato di svolgere altri lavori contemporaneamente a quello per cui si è stati assunti, come una sorta di patto di fedeltà verso il datore di lavoro. La stessa cosa ci viene richiesta da Dio. Infatti, in Matteo 6,24 Cristo stesso afferma che “nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.” Con questo, però, non stiamo dicendo che non dobbiamo lavorare o occuparci di altre faccende che non siano strettamente legate alla chiesa, ma che prima di ogni altra cosa siamo chiamati ad amministrare fedelmente i misteri di Dio. Per essere considerati dei fedeli amministratori, non è sufficiente impegnarsi nella diffusione della parola di Dio, ma un amministratore è considerato fedele se desidera servire il Signore con tutto il cuore.

Prima di essere genitori, figli, lavoratori, studenti, ecc. siamo chiamati da Dio ad essere suoi servi ed amministrare il vangelo fedelmente. Quali sono le nostre priorità quotidiane? Quando è stata l'ultima volta che abbiamo condiviso il vangelo con qualche nostro parente, amico, collega? Cosa eventualmente ci impedisce di farlo?

Come i politici alla fine del proprio mandato sono chiamati a risponderne davanti agli elettori, anche noi un giorno saremo chiamati a rispondere del nostro operato di amministratori davanti a colui che ci ha eletti, cioè Dio (Luca 12,42-48). Siamo pronti? Con questa domanda arriviamo al secondo insegnamento.

2        Una condotta corretta non può giustificarci

Se da un lato la mancanza di impegno e infedeltà nel servire Dio risulta essere un peccato, dall’altro il pensare di poter avere un qualche merito per il nostro operato è altrettanto un peccato (v.4).

Paolo al v. 3 si rivolge ai Corinzi, i quali lo giudicavano secondo criteri perversi e corrotti dal peccato, dicendo che non si cura di essere giudicato negativamente da un “tribunale umano”. Inoltre, nonostante non abbia coscienza di alcuna colpa del suo apostolato, non si permette nemmeno di giudicare sé stesso, ma si appella al giudizio di Cristo (v.4), l’unica autorità a poter giudicare il suo operato.

Pensando nuovamente ai politici, ogni giudizio personale sarebbe di parte ed inutile per una valutazione oggettiva del proprio operato. Il giudizio che conta è quello del popolo che li ha eletti come rappresentanti.

Paolo sa bene che le capacità di giudizio dell’uomo, sia quelle dei Corinzi sia quelle sue, sono irrimediabilmente compromesse e corrotte dal peccato. Pertanto, ci esorta a non misurare il giudizio di Dio in base alla nostra opinione corrotta e distorta dal peccato, né basarci sul giudizio di persone che non hanno Cristo come punto di riferimento. “Tutte le vie dell'uomo gli sembrano rette,
ma il SIGNORE pesa i cuori.” (Proverbi 21,2). L’unica persona che ha autorità per giudicare il nostro operato è il Signore.

Abbiamo mai riflettuto su come ci sentiamo davanti a Dio? Ci sentiamo a posto con la coscienza e addirittura di meritare qualcosa per il solo motivo di impegnarci costantemente per venire in chiesa e frequentare tutte le sue attività? Pensiamo di avere qualche diritto in più rispetto ad altri per il solo fatto di comportarci bene e non commettere reati? Ma soprattutto, che tu sia un credente o meno, ti sentiresti davvero tranquillo se la nostra posizione nei confronti di Dio dipendesse anche solo in parte dalle nostre opere?

Grazie a Dio non è così! Sappiamo che la giustificazione e la salvezza sono un dono di Dio in Cristo. Ciò che ci renderà sicuri e felici non sarà il giudizio positivo che possiamo assegnarci o che gli altri ci daranno, ma solamente l’accettazione e l’approvazione da parte del Santo Giudice, il quale ci ha eletti e ci ha giustificati in Cristo.

Con questo arriviamo al terzo e ultimo punto.

3        Bisogna confidare nel giudizio del Signore

Naturalmente Paolo non sta dicendo che non dobbiamo giudicare nessuno, tanto è vero che più avanti sempre in 1 Corinzi 5,12 e 6,5 chiama i Corinzi ad esprimere dei giudizi avveduti tra di loro ma, Paolo esorta a non esprimere giudizi prematuri e avventati sulle condizioni delle persone.

Il peccato da un lato annebbia e stordisce i nostri sensi rendendoci incapaci di vedere la realtà; dall’altro ci rende ipocriti, per cui siamo molto bravi a nascondere le nostre debolezze e i nostri peccati e contemporaneamente ad accusare e giudicare gli altri (Matteo 7,3). Ognuno di noi conserva dentro di sé dei segreti, piccoli o grandi, passati o presenti, che spesso nascondiamo o ignoriamo, ma un giorno anche questi saranno portati alla luce. Quando ritornerà il Signore metterà in luce ogni pensiero nascosto nei nostri cuori.

Quante volte abbiamo assistito a degli scandali politici o anche più semplicemente di persone famose, le quali sono stimate dagli uomini e in alcuni casi innalzati a veri e propri idoli, ma che in realtà nascondevano una vita piena di trasgressioni e/o crimini impuniti. Il giudizio dell’uomo è fallimentare, perché è basato su una conoscenza limitata delle cose e perché è corrotto dal peccato, ma il giudizio di Dio è perfetto in quanto conosce ogni cosa. Quando sarà venuto il Signore tutte le cose nascoste saranno messe alla luce e ognuno sarà giudicato per quello che ha fatto. Non facciamo affidamento sul nostro giudizio, ma confidiamo nel Signore.

Per concludere se vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Roma dobbiamo ricordare che siamo stati eletti per amministrare i misteri di Dio; che una buona condotta non giustifica; che bisogna confidare nel giudizio del Signore.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.