1 Corinzi 7:1-40 - Spargiamo il profumo di Cristo vivendo nella condizione assegnataci dal Signore

 

Predicatore: Reid Karr

Oggi prosegue la serie di predicazioni sullo spargimento del profumo di Cristo. Con lo studio di questa prima lettera di Paolo ai Corinzi stiamo rispondendo alla domanda, "Vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Roma?" Se sì, allora abbiamo tanto da imparare da questa lettera e da una chiesa che faceva molto fatica a spargere il profumo di Cristo a Corinto. Ma dai suoi errori possiamo imparare tanto e come risultato possiamo essere più efficaci nel modo in cui spargiamo il dolcissimo profumo di Cristo in questo quartiere e in questa città.

Siamo arrivati al capitolo sette della lettera, e in questo capitolo Paolo cambia direzione e il suo tono verso i Corinzi è diverso rispetto a prima. Nei primi sei capitoli, come sappiamo bene, Paolo è abbastanza duro con i Corinzi e li riprende per il loro comportamento molto indegno che non sparge per niente il profumo di Cristo a Corinto.

Ma adesso, con l'inizio del capitolo 7, il tono duro di Paolo non c'è più. Vediamo subito nel primo verso che Paolo sta rispondendo a domande specifiche che la chiesa ha per Paolo. "Or quanto alle cose di cui mi avete scritto…" Così inizia questo capitolo e così inizia una nuova parte della lettera. La chiesa ha domande specifiche, e Paolo risponde ad esse. Possiamo dedurre le domande dei Corinzi dalle risposte di Paolo a loro, e sono domande interessanti e evidenziano la confusione che è presente nella chiesa. E alcune delle domande sono ancora molto pertinenti per noi oggi. Ma mentre leggiamo questo capitolo vedremo che c'è un tema centrale che emerge mentre Paolo scrive, ed è il tema che vogliamo evidenziare oggi. Cioè il messaggio centrale di Paolo ai Corinzi in questo capitolo è che devono accontentarsi di vivere nella condizione che gli è stata assegnata dal Signore.

È un capitolo lungo, ma c'è questo punto centrale che emerge più volte. Come vedremo è un punto chiaro. È un punto semplice. Ma è anche un punto difficile. Ma se vogliamo essere una chiesa che sparge il profumo di Cristo a Roma, è un punto essenziale da capire e vivere. Dobbiamo accontentarci della condizione che ci è stata assegnata dal Signore. Quando siamo contenti e quando abbiamo pace - anche se la nostra condizione non è esattamente come vorremmo che fosse - allora riusciamo a spargere un bel profumo che è frutto del vangelo e diamo un esempio diverso al mondo.

Ma quando ci lamentiamo sempre della nostra condizione, e quando non siamo mai contenti, e quando manca la pace nella nostra vita, allora quel dolce profumo di Cristo diventa un puzzolente odore che tutti vogliono evitare. Questo è l'odore della mancanza di pace e di contentezza nella nostra vita. Questo è l'odore del rifiuto di accettare la condizione che ci è stata assegnata dal Signore. Questo odore non attira nessuno, ma caccia via tutti quelli che lo sentono. Non vogliamo essere un popolo così, e il vangelo pretende che la chiesa non sia così. Questo perché una relazione salvifica con Gesù Cristo ci trasforma completamente e ci aiuta ad essere sempre contenti e a vivere con gioia e con pace nella condizione assegnataci dal Signore.

Leggiamo adesso il capitolo, così avremo un'idea più chiara delle domande che i Corinzi hanno per Paolo, e come possiamo imparare anche noi a vivere con pace nella condizione che ci è stata assegnata dal Signore.

Lettura del brano - 1 Corinzi 7:1-40

Una cosa importante da ricordare è che nella chiesa a Corinto c'è tantissima confusione riguardante lo Spirito Santo. Uno dei problemi, che sta creando tanta confusione, è che nella chiesa c'è un'escatologia sovrarealizzata. Ma cosa vuol dire questo? Vuol dire che la chiesa sta cercando di vivere una realtà adesso che non potrà essere pienamente realizzata fino a quando saremo col Signore. Non capendo molto bene cosa significa ricevere come dono lo Spirito Santo dal Signore per mezzo della fede in Cristo, il dono dello Spirito viene maltrattato a Corinto. Cioè, per mezzo della presenza dello Spirito in loro, stanno cercando di realizzare una realtà che non è ancora realizzabile in questa vita. C'è tanta confusione riguardante il "già ma non ancora." Certo, già in questa vita possono sperimentare la bellezza della vita nello Spirito, ma non possono ancora realizzare la vita nello Spirito che sarà realizzata solo quando i discepoli di Cristo saranno nella presenza del Signore e il peccato non ci sarà più.

Più specificamente, tra altre cose, i Corinzi hanno in mente gli insegnamenti di Cristo. Siccome, come dice Cristo nel vangelo di Luca, mentre i figli di questo mondo sposano e sono sposati, quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione. Quindi avendo ricevuto lo Spirito Santo per mezzo della fede in Cristo, i Corinzi stanno cercando di realizzare quello che non può essere ancora realizzato, e come risultato c'è tanta confusione nella chiesa. Buoni esempi sono il matrimonio e le relazioni intime tra marito e moglie. Queste cose vengono viste come cose terrene e come cose contaminate, e non vengono viste come cose buone. Sono invece da evitare perché creano impurità nella vita del credente.

Uno che ha lo Spirito Santo non può essere contaminato dalle cose di questo mondo, quindi è meglio astenersi da queste cose e insegue più una vita ascetica, così si evita di essere contaminato da queste cose terrene. Quindi è chiaro dal testo che per perseguire questa vita più "santa" e più ascetica, sposi pensano di lasciarsi e astenersi da relazioni sessuali tra di loro, e persone sposate a non credenti pensano di lasciare il loro coniuge perché credono che il coniuge non credente contamini in qualche maniera il matrimonio, e padri pensano di non dare le loro figlie in matrimonio affinché rimangano vergini e affinché possano proseguire una vita più santa e ascetica, non contaminata dalle cose di questo mondo.

Allora Paolo gli scrive per chiarire queste convinzioni sbagliate. Gli dice che non devono cambiare le loro condizioni per servire bene il Signore e per vivere una vita santificata dal vangelo e per spargere bene il profumo di Cristo a Corinto. Gli dice, come vediamo nel verso 17, che devono continuare a vivere nelle condizioni che gli sono state assegnate dal Signore. Un cambiamento di condizione non è necessario, è invece il vangelo che trasforma, che plasma, e che dà nuova vita alla condizione, santificandola per la gloria di Dio e sottomettendola all'autorità della sua parola. La condizione non deve essere cambiata per glorificare Dio, è invece la potenza del vangelo che redime la condizione e che la mette al servizio del Signore e della sua chiesa. Poi una condizione trasformata, santificata, e redenta dal vangelo e dalla parola di Dio emette un buonissimo profumo che attira la gente e che fa capire la differenza che il vangelo fa nella vita del credente.

In questo testo Paolo ribadisce tre volte la necessità per i credenti di rimanere nella condizione in cui si trovavano quando furono chiamati e salvati dal Signore. Per portare chiarezza a quello che ribadisce in questo testo, Paolo risponde alle domande dei Corinzi riguardanti le loro varie condizioni. Riguardanti i rapporti tra marito e moglie, Paolo dice, "Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. Non privatevi l'uno dell'altro, se non di comune accordo per un tempo breve." La moglie non deve separarsi dal marito, e il marito non deve mandare via la moglie. Questo è un ordine del Signore, dice Paolo.

E per quelli che hanno coniugi che non sono credenti, se il coniuge non credente è contento di stare insieme, allora il matrimonio non deve essere sciolto. Il non credente non deve essere visto come una presenza contaminante nel matrimonio. Anzi, è il credente, spargendo il profumo di Cristo con la sua vita e nel modo in cui fa marito/moglie, che ha una presenza santificante nel matrimonio. Paolo non intende che essendo sposato con un credente il coniuge non credente viene automaticamente salvato. Questo non è il suo punto, altrimenti non avrebbe detto quello che dice nel verso 16. Paolo sta dicendo che invece di lasciare un coniuge non credente, lo sposo credente deve stare con la sua coniuge per essere una presenza santificante, pregando che l'altro sarà salvato. Cioè, deve continuare a vivere nella condizione che gli è stata assegnata dal Signore.

Poi Paolo fa tanti riferimenti a condizioni sperimentate dai Corinzi del primo secolo. Un circonciso, ad esempio, non deve cercare di far sparire la sua circoncisione, o uno non circonciso non deve essere circonciso. Questo perché la circoncisione non conta nulla. Cioè non conta nulla la condizione (di essere circonciso o no). È invece il vangelo che redime e che santifica la condizione. E agli schiavi Paolo dice che sono stati riscattati a caro prezzo dal sangue redentivo di Cristo, quindi non devono preoccuparsi della loro schiavitù perché sono figli di Dio. Paolo dà consigli ai vedovi ed a quelli che non sono sposati, dicendogli che forse è meglio se rimangono nelle condizioni in cui si trovano, così avranno più tempo per servire il Signore.

Ma per evitare confusione, Paolo gli dice che va benissimo se vogliono sposarsi. Questo chiarimento è importante perché i Corinzi pensavano che fosse la loro condizione che li rendeva santi o meno santi. Ma Paolo vuole che capiscano che non è così. Anzi, gli dice che devono accettare le loro condizioni e devono vivere nelle condizioni assegnategli dal Signore. Poi la condizione viene trasformata dalla potenza del vangelo, e avendo accettato la condizione il discepolo di Cristo riesce a spargere efficacemente il profumo di Cristo.

Questa necessità di vivere nella condizione che il Signore ci ha assegnato è ancora oggi una grande sfida per il popolo di Dio e per la chiesa, no? Siamo sempre tentati di credere che è necessaria un cambiamento di condizione per servire veramente bene il Signore, e quindi facciamo molto fatica a vivere con pace e con gioia e con contentezza nella condizione in cui ci troviamo. Troppo spesso ci diciamo, "allora devo cambiare la mia condizione, così potrò servire veramente bene il Signore. Ma adesso, nella mia condizione attuale, non è possibile. Tutto andrebbe meglio e sarei in grado di spargere ancora più bene il profumo di Cristo se avessi un lavoro diverso, o se avessi un coniuge diverso, o se fossi fidanzato o se fossi sposato o se non fossi sposato", ecc. ecc.

Ma credere così è credere una grande bugia di Satana. È una bugia perché non è la condizione che deve cambiare. È invece il cuore che deve essere cambiato e trasformato dalla potenza del vangelo di Gesù Cristo. È il sangue di Cristo versato per noi che redime e che trasforma la condizione affinché accettiamo con gioia e con gratitudine la condizione che ci è stata assegnata dal Signore.

Quando ci lamentiamo della nostra condizione, allora la nostra vita emette un odore puzzolente che caccia via la gente. Ma quando viviamo con gioia nella condizione che ci è stata assegnata, allora spargiamo il profumo di Cristo e questo profumo attira la gente perché è il dolcissimo profumo di Cristo. Non crediamo la bugia che la condizione è il problema e che deve essere cambiata per servire veramente bene il Signore. Non è così. La nostra condizione ci è stata assegnata dal Signore. Quindi la accettiamo con gioia e lasciamo che la potenza del vangelo di Gesù Cristo trasformi, risani, riscatti, e purifichi la nostra condizione affinché possiamo spargere bene il profumo di Cristo a Prati e a Roma, e affinché i nostri vicini ed i nostri colleghi ed i nostri amici ed i nostri parenti vedano e sentano la differenza che il vangelo fa nelle nostre vite.

Certo, tutto questo non vuol dire che le nostre condizioni non possono cambiare o che non possiamo desiderare che vengano cambiate. Questo non è il punto. Il punto è che dobbiamo sempre vivere con gioia e con pace nella condizione che il Signore ci assegna, fidandoci della sua perfetta volontà per le nostre vite, sapendo che le sue vie non sono le nostre. Così possiamo spargere il profumo di Cristo ovunque andiamo, e così il nome di Dio viene innalzato, e così vite vengono trasformate dal sangue redentivo di Cristo e dallo spargimento del suo profumo.

Stiamo vivendo con gioia e con pace nelle condizioni che ci sono state assegnate dal Signore? Stiamo spargendo il profumo di Cristo in questo quartiere e in questa città per mezzo delle nostre condizioni? O stiamo spargendo un odore puzzolente perché facciamo fatica ad accettare la condizione assegnataci dal Signore e perché stiamo credendo la bugia che è un cambiamento di condizione che farà la differenza?

O forse tutto questo parlare del vangelo e del sangue redentivo di Cristo e delle condizioni assegnateci dal Signore è strano per te e non sai cosa pensare. Se questo è il caso va benissimo. Siamo molto contenti che sei qua con noi e sappi che sei qui per un motivo. Magari puoi riflettere sulla tua vita e sulla tua condizione di vita. Combatti anche tu contro una mancanza di contentezza con la condizione in cui ti trovi? C'è forse una mancanza di pace nella tua vita? Dove ti rivolgi per trovare risposte alle mancanze di pace e di contentezza nella tua vita? Sei disposto a considerare Cristo come risposta? Magari possiamo parlare di tutto questo dopo.

Come chiesa dobbiamo vivere con gioia e con pace nella condizione che il Signore ci ha assegnato. Così possiamo spargere bene il profumo di Cristo a Prati, a Roma, e nei quartieri dove viviamo e lavoriamo. Il punto non è la condizione che deve cambiare per servire bene il Signore. Il punto è la potenza del vangelo, cioè il sangue di Cristo versato sulla croce per noi, che redime e che trasforma la condizione affinché possiamo vivere nella condizione con gioia e con pace, spargendo il profumo di Cristo ovunque andiamo. Come possiamo essere questo popolo e che possa essere tutto per la gloria di Dio. Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.