1 Corinzi 8 - Spargiamo il profumo di Cristo edificando gli altri con amore

 

Predicatore: Reid Karr

Iniziamo con una domanda molto interessante e molto importante per la chiesa. Sappiamo che la conoscenza è importante, soprattutto la conoscenza della parola di Dio. È importante che la chiesa cerca sempre di crescere nella sua conoscenza del Signore e della sua parola. Ma la domanda è questa: Qual'è lo scopo della conoscenza che otteniamo studiando la parola di Dio e studiando la teologia e la dottrina cristiana? Hai mai riflettuto su questa domanda? Qual'è lo scopo di questa conoscenza? Qual'è la tua risposta a questa domanda? Certo che vogliamo glorificare Dio con la nostra conoscenza di lui e della sua parola, ma se dovessimo approfondire un pochino la risposta? Come possiamo glorificare Dio con la nostra conoscenza di lui?

Se come chiesa vogliamo spargere il profumo di Cristo a Roma, allora le risposte a queste domande hanno molto a che fare con questo desiderio. Cioè una volta che abbiamo risposte chiare e articolate a queste domande, riusciamo a spargere il profumo di Cristo in questa città con ancora più efficacia. Grazie a Dio il capitolo che vogliamo leggere e approfondire adesso ci aiuterà a rispondere a queste domande, e di conseguenza ci aiuterà a glorificare Dio con la nostra conoscenza di lui e della sua parola e ci aiuterà a spargere con ancora più efficacia il profumo di Cristo a Roma.

In prima Corinzi 8, Paolo offre alla chiesa ed ai discepoli di Cristo istruzioni molto utili su come possiamo glorificare Dio con la nostra conoscenza di lui. Infatti, stamattina vogliamo parlare di due specifiche istruzioni che Paolo ci dà riguardanti la conoscenza di Dio e come la chiesa deve utilizzare tale conoscenza e impiegarla al servizio di Dio. La prima istruzione che troviamo in questo capitolo è che la nostra conoscenza di Dio deve essere utilizzata per edificare il corpo di Cristo, cioè deve essere utilizzata per edificare la chiesa, e non soltanto. La nostra conoscenza deve edificare i più deboli tra di noi. Questa è un'istruzione fondamentale per la chiesa che vuole spargere bene il profumo di Cristo ovunque vada.

La seconda istruzione è questa: Per mezzo della sua conoscenza di Dio e della sua parola, la chiesa non deve mai diventare inciampi per altri. Cosa intendiamo esattamente? Risponderemo a questa domanda fra poco. Quindi, con la nostra conoscenza dobbiamo edificare gli altri con amore, e non dobbiamo mai diventare inciampi per altri. Adesso leggiamo questo capitolo e poi approfondiremo queste due istruzioni molto utili per la chiesa, affinché possiamo spargere con ancora più efficacia il profumo di Cristo in questo quartiere e in questa città.

È chiaro nel primo verso di questo capitolo che Paolo sta rispondendo ad una domanda specifica dei Corinzi, e la domanda riguarda la carne sacrificata agli idoli. "Quanto alle carni sacrificate agli idoli," inizia Paolo. Ma poi Paolo dice una cosa inaspettata e sembra che stia subito cambiando argomento. "Quanto alle carni sacrificate agli idoli…sappiamo che tutti abbiamo conoscenza. La conoscenza gonfia, ma l'amore edifica." Cosa? Cosa hanno a che fare la conoscenza e l'amore con la carne sacrificata agli idoli?" Sembra strano no? Cosa vuole dire Paolo ai Corinzi con queste parole?.

Beh, se ricordiamo bene, a Corinto c'è un problema con la conoscenza. Come abbiamo detto diverse volte, c'è troppo Corinto nella chiesa, e la chiesa non è più distinta dalla città. La chiesa viene troppo plasmata dalla concezione del mondo della conoscenza e della saggezza, e non dalla parola di Dio di queste cose. Per i Corinzi, ricevere il dono dello Spirito Santo per mezzo della fede in Cristo vuol dire ricevere una conoscenza speciale e divina. Per di più, il discepolo di Cristo è conosciuto da questa conoscenza. La chiesa, allora, viene edificata per mezzo di questa conoscenza. È la conoscenza che edifica, secondo i Corinzi, e questa conoscenza è segno di un vero discepolo di Cristo, e tutti devono avere questa conoscenza, altrimenti la fede professata è un po' in dubbio.

Ma subito in questo capitolo Paolo capovolge questo modo di pensare e fa capire ai Corinzi che non hanno capito per niente lo scopo della conoscenza di Dio. La conoscenza non edifica, anzi, la conoscenza gonfia. È l'amore che edifica, dice Paolo, non la conoscenza. "Se qualcuno," dice Paolo nel verso due, "pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere; ma se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui." Abbiamo capito quello che Paolo sta dicendo con queste parole? Se pensiamo che lo scopo della vita cristiana è di ottenere la conoscenza, e che la conoscenza è fine a se stessa, allora non abbiamo capito niente. Pensiamo di sapere e pensiamo di avere una certa conoscenza e una certa saggezza, come i Corinzi in questa lettera, ma in realtà non sappiamo niente e la vera conoscenza ci elude ancora. Questo perché, come dice Paolo, la conoscenza gonfia, e come vediamo nel verso 11, la conoscenza danneggia il debole, cioè le persone tra di noi che hanno una fede debole.

Il messaggio di Paolo è chiaro: la conoscenza, di per sé, non può essere la base della fede cristiana. Se è così, crea una chiesa piena di persone gonfie e orgogliose. La base della fede cristiana è, e deve essere, l'amore per Dio, perché mentre la conoscenza gonfia, l'amore edifica. E se amiamo Dio, allora siamo conosciuti da lui. Chiaramente Paolo non sta dicendo che la chiesa non deve perseguire la conoscenza o che non deve approfondire la conoscenza. No di certo. Ma quello che la chiese deve capire è che la vera conoscenza ci spinge sempre ad amare e ci spinge sempre ad edificare la chiesa ed edificare i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo, soprattutto i più deboli fra di noi. Nella fede cristiana la conoscenza non è mai fine a se stessa; è solo un mezzo per un fine più grande, cioè l'edificazione degli altri, e l'edificazione è frutto dell'amore. La conoscenza gonfia, ma l'amore edifica.

Come chiesa e come discepoli di Cristo dobbiamo essere tutti alla ricerca della conoscenza e dobbiamo sempre cercare di approfondire la nostra conoscenza del Signore e della sua parola. Per forza! Ma quando riflettiamo su questa ricerca della conoscenza, dobbiamo chiederci: Qual'è il vero obiettivo di essa? È forse la conoscenza fine a se stessa? O forse non abbiamo un obiettivo chiaro per la conoscenza? Se la conoscenza è fine a se stessa, o se non c'è un obiettivo chiaro per la conoscenza, il rischio in entrambi i casi è l'orgoglio, questo perché la conoscenza - quando è fine a se stessa, o quando con c'è un obiettivo chiaro per essa - gonfia. La nostra conoscenza deve sempre spingerci ad amare ed edificare gli uni gli altri, soprattutto i più deboli in fede.

Se la conoscenza non produce l'amore - che edifica - allora non è una conoscenza che viene dal Signore e non è una conoscenza che innalza il nome di Dio. La conoscenza che viene dal mondo gonfia, ma la conoscenza che viene dal Signore ama e edifica.

Con questa conoscenza, cioè con la conoscenza che ama e che edifica, la chiesa può spargere bene il profumo di Cristo a Roma.

E la tua conoscenza? Ama e edifica la chiesa? O è invece egoista e gonfia? Sono domande molto importanti. Per spargere bene il profumo di Cristo a Prati e a Roma, la nostra conoscenza deve essere sempre condita dall'amore affinché possiamo edificare la chiesa e amare gli uni gli altri, soprattutto i più deboli presenti tra di noi.

Una seconda istruzione che Paolo ci dà in questo capitolo è che se vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Roma, allora non possiamo mai diventare inciampi per altri. Ma cosa intendiamo esattamente? Certamente questa istruzione ha a che fare con la conoscenza di cui stiamo parlando e di cui Paolo parla tantissimo in questo capitolo. Ha anche a che fare anche con le carni sacrificate agli idoli con cui Paolo inizia questo capitolo.

La situazione a Corinto è questa. I Corinzi hanno un rapporto distorto e malsano con la conoscenza. Per loro la conoscenza - che è frutto della fede in Cristo, e che è frutto del dono dello Spirito Santo - è diventata fine a se stessa. Grazie a questa conoscenza e a questa rivelazione che hanno ricevuto, adesso hanno la libertà di fare e mangiare come vogliono e comportarsi come vogliono. Se ricordiamo bene, nei capitoli precedenti abbiamo visto che questa libertà veniva molto abusata, al punto che alcuni nella chiesa erano coinvolti in rapporti sessuali molto peccaminosi.

In questo caso i Corinzi stanno dicendo che grazie alla loro conoscenza hanno il diritto di mangiare quello che vogliono, anche le carni sacrificate agli idoli, e se uno non mangia questa carne, allora vuol dire che non ha la conoscenza che deve e che può avere. Non sta esercitando i suoi diritti che ha grazie alla sua conoscenza che ha ricevuto per mezzo del dono dello Spirito Santo. Ma alcuni nella chiesa vengono da un contesto pagano in cui mangiavano carne sacrificate agli idoli, e quindi per loro è molto difficile tornare a mangiare questa carne. Nel verso 7 Paolo dice che queste persone, avendo una coscienza debole, non mangiano questa carne, perché è come se fosse per loro un sacrificio agli idoli, e quindi si astengono perché non vogliono offendere la loro coscienza.

Ma certi nella chiesa stanno dicendo che nell’astenersi dal mangiare la carne sacrificata agli idoli, queste persone stanno dimostrando di non avere la conoscenza che possono e che devono avere come discepoli di Cristo e che non stanno esercitando i loro diritti che hanno come credenti. E mentre c'è un raggio di verità in quello che stanno dicendo e in come stanno ragionando, Paolo capovolge tutto e gli dice che non sono coloro che si astengono dal mangiare questa carne che non hanno capito il beneficio della conoscenza, ma siete voi che non avete capito niente. Il verso 8 è un verso molto importante. In questo verso Paolo mette in evidenza la grande mancanza della loro cosiddetta conoscenza. Dice, "non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla in più."

Non è un cibo che ci farà graditi a Dio, è invece il sangue redentore di Cristo Gesù che ci purifica, ed è la fede in Cristo che ci fa graditi a Dio. Non il mangiare o non mangiare. E se diciamo altrimenti allora diventiamo un inciampo per gli altri e il vangelo di Cristo viene annacquato e dimostriamo di non avere la conoscenza che riceviamo come dono dal Signore per mezzo della fede in Cristo, cioè la conoscenza che ama e che edifica. La conoscenza che diventa un inciampo per altri è una conoscenza che gonfia.

Ma la conoscenza che ama gli altri e che edifica i più deboli è la conoscenza che è frutto dello Spirito Santo e frutto della fede in Cristo Gesù. Se vogliamo spargere il profumo di Cristo a Prati e a Roma, allora non possiamo diventare inciampi per altri. Dobbiamo invece amare e edificare gli altri, soprattutto i più deboli in fede affinché la bellezza del vangelo di Gesù Cristo possa salvare e trasformare tante vite.

Forse oggi non abbiamo il problema di carni sacrificate agli idoli, ma ci sono sempre rischi per la chiesa. Quali sono questi rischi? Cioè come tendiamo a diventare inciampi per altri? In che modo utilizziamo la nostra conoscenza in maniera peccaminosa? Dobbiamo riflettere spesso su queste domande. A causa del peccato contro cui combattiamo tutti i giorni, troppo spesso la conoscenza gonfia. Invece di amare e di edificare, la conoscenza gonfia e diventa un inciampo per altri e danneggia il debole, cioè il fratello o la sorella per il quale Cristo è morto. "Ora," dice Paolo nel verso 12, "peccando il tal modo contro i fratelli, ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo." Che non sia mai così fratelli e sorelle! Che la nostra conoscenza del Signore e della sua parola e del vangelo ci possa spingere sempre ad amare ed edificare gli altri, soprattutto i più deboli tra di noi.

Ma che speranza c'è per noi peccatori? Che esempio abbiamo per amare e edificare gli altri? Il mondo è molto buio, quindi che speranza e che esempio esistono per noi? Grazie all'amore infinito di Dio, la speranza c'è, e un esempio ce l'abbiamo, e si chiama Gesù Cristo, "mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo," come dice Paolo nel verso 6. E che esempio è! Che speranza abbiamo in Cristo! Nonostante la sua conoscenza perfetta e infinita; anzi, nonostante la sua onniscienza come creatore dell’universo, e nonostante i suoi diritti assoluti come Figlio di Dio, Cristo si è umiliato ed è andato alla croce ed è morto per tutti noi, cioè è morto per i più deboli ed i più miseri.

Anzi, mentre noi eravamo ancora morti nei nostri peccati, e mentre eravamo ancora nemici di Dio, Cristo è morto per noi affinché noi potessimo essere salvati dai nostri peccati e affinché potessimo diventare la giustizia di Dio in Cristo Gesù. Così Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi. Che amore! Che esempio! Questa è la conoscenza e questo è l'amore che edifica! Questa conoscenza non gonfia per niente. Questa conoscenza si umilia e si sacrifica per gli altri, perfino per coloro che sono morti nei loro peccati. Che stupenda notizia! Che speranza abbiamo in Cristo!

Con questa conoscenza e con questo amore possiamo spargere il profumo di Cristo a Prati e a Roma. Questa città ha abbastanza inciampi, no? Ha bisogno di una chiesa che ama e che edifica e che proclama e che vive fedelmente la parola di Dio. Hai tu questa conoscenza? Conosci tu questo amore? Se no, sappi che Cristo è morto per te affinché potessi essere salvato dai tuoi peccati e ricevere una conoscenza purificata dal vangelo che ama e che edifica, tutto per la gloria di Dio. Che possiamo come chiesa spargere il profumo di Cristo in questo quartiere e in questa città, amando e edificando gli uni gli altri, soprattutto i più deboli in fede tra di noi, e che ci possa essere una vera riforma del vangelo a Roma, tutto per la gloria di Dio. Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.