1 Giovanni 1:1-4 - Una gioia vista, toccata e contemplata
Predicatore: Philip Reid Karr IV
Facciamo partire questa nuova serie sulla prima lettera di Giovanni con una domanda. Questa domanda darà il tono al resto della serie. La domanda è questa: “Di cosa possiamo essere veramente sicuri in questa vita?” C’è un detto comune che dice che ci sono due cose di cui possiamo essere sicurissimi in questa vita. Quali sono? Sono la morte e le tasse. Tutti noi moriremo. Di questo possiamo essere molto sicuri. È soltanto una questione di quando. E tutti noi, se vogliamo obbedire alla legge di questa nazione, dobbiamo pagare delle tasse. La morte e le tasse. Due bellissime sicurezze in questa vita!
Oltre a queste due sicurezze, nel mondo di oggi non ci sono tante cose di cui possiamo essere sicuri. Infatti, la parola “sicurezza” non crea tanta sicurezza. Di cosa possiamo essere veramente sicuri (oltre alla morte e le tasse)? Ormai le verità sono diventate relative, non sicure. Ciò che è sicuro per te, forse non lo è per me e viceversa. Tu parli della fede, ma parlarne con sicurezza è una fantasia, staccata dalla realtà. Non è possibile parlare di cose spirituali con certezza e sicurezza. Guardiamo a tutte le diverse religioni nel mondo e a tutte le convinzioni diverse. Dire che la fede di uno può parlare con sicurezza mentre gli altri non possono fare lo stesso è ingiusto e assurdo, no? Riguardo alla fede, è imbarazzante parlare delle sicurezze. Il mondo si fa beffe di questo.
Ma noi viviamo in una città molto religiosa. Ovunque vada ci sono delle chiese grandi e belle. C’è il Vaticano e c’è il papa. Sicuramente allora la gente che abita qui è sicura e grazie alla loro sicurezza è anche una gente gioiosa, no? Basta guidare una macchina per le strade di Roma per capire e vedere la profondità della gioia che riempie questa città. Appunto, a prescindere dalla religiosità della città e della gente che abita qui, non è una gente sicura e profondamente gioiosa. E quando c’è una mancanza di sicurezza, c’è per forza una mancanza di gioia, cioè di una vera e profonda gioia che non va e viene e che non dipende dalle circostanze della vita. La gioia dipende dalle sicurezze di questa vita. La sicurezza produce la gioia e la serenità. L’insicurezza, d’altronde, produce ansia.
Con questa serie sulla prima lettera di Giovanni vogliamo approfondire i temi della sicurezza e della gioia. Cioè vogliamo parlare di una gioia sicura e completa per questa vita. Oggigiorno sembra impossibile parlare di una gioia sicura e completa. Il mondo si fa beffe di questo concetto. Certo, tutti vogliono essere gioiosi. Ma tale gioia è una fantasia che non esiste veramente e che non può essere realizzata. È ideale certo, ma non è possibile. Ma con questa lettera come chiesa vogliamo annunciare a questo quartiere e a questa città che tale gioia - cioè una gioia sicura e completa - esiste veramente. Non è una fantasia, ma esiste e può essere realizzata e sperimentata da tutti, e questa è una buonissima notizia, degna di essere annunciata a tutti. Vogliamo che questa città conosca veramente e profondamente questa gioia sicura e completa, perché questa gioia cambia e trasforma e salva la vita.
Ma come possiamo sapere che la gioia di cui stiamo parlando esiste veramente e che è veramente sicura e completa? Non sembra possibile, no? Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi vogliamo rispondere a questa giustissima domanda. Infatti oggi vogliamo evidenziare il fatto che la gioia che la chiesa annuncia e predica è sicura e completa perché è una gioia che veniva vista, udita, toccata, e contemplata da tantissime persone, e che ancora oggi è una gioia che viene sperimentata e contemplata da tantissime persone in tutto il mondo. Quindi non stiamo parlando di una fantasia, ma di una cosa tangibile che può essere veramente sperimentata, e questa è una buonissima notizia. Leggiamo adesso l’inizio di questa lettera e dopo inizieremo a rispondere al perché una gioia sicura e completa non è una fantasia, ma è invece vera e tangibile.
Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.
Giovanni, scrivendo a nome di altri credenti, scrive questa lettera affinché la nostra gioia sia completa. E se è una gioia completa, vuol dire che è una gioia sicura, cioè una gioia su cui possiamo sempre contare, una gioia che ci sostiene e che ci riempie anche quando le circostanze della vita non sono gioiose. Ma quale è la fonte di questa gioia? Una gioia sicura e completa deve avere una fonte affidabile. Nel verso 4 Giovanni dice, “queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.” Cosa scrive allora nei versetti precedenti? In questi versetti troviamo la fonte di questa gioia. Nel primo verso Giovanni parla della “parola della vita” che le sue mani (insieme a tante altre mani) hanno toccato, e che i suoi occhi hanno visto e che i suoi orecchi hanno udito e che la sua anima e la sua mente hanno contemplato. È allora una cosa fisica. È una cosa tangibile che si può toccare, vedere, e udire. Questa cosa, che è una persona chiaramente, è Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Il pastore e teologo inglese John Stott nota che quando Giovanni parla della “parola della vita” nel primo verso, sta parlando del vangelo, cioè sta parlando della buona notizia di Gesù Cristo. Il vangelo, però, è un messaggio; non è una persona. Ma come sappiamo dai primi versetti del Vangelo di Giovanni, la Parola è sinonimo di Gesù Cristo. Questa parola, come leggiamo nel verso due di questa prima lettera di Giovanni, è stata manifestata. Vuol dire che questa parola si è incarnata nella persona di Gesù Cristo. È questo vangelo che Giovanni annuncia, ed è questa parola che i suoi occhi hanno visto e che le sue mani hanno toccato. È questo vangelo che viene annunciato in questa lettera e in tutta la Bibbia. È questo vangelo che la chiesa predica e che annuncia ancora oggi. È questo vangelo che è la fonte della gioia sicura e completa di cui parla Giovanni e che possiamo ancora conoscere e sperimentare profondamente oggi.
Quindi per essere chiari: Una gioia sicura e completa è una cosa vera. Esiste veramente. È possibile ottenere, conoscere e sperimentare questa gioia, ed è una gioia che cambia e che trasforma la vita. È addirittura una gioia che salva l’anima e che dona la vita eterna. Abbiamo questa gioia e possiamo ottenerla e sperimentarla per mezzo della fede in Cristo Gesù soltanto. Per mezzo della fede in Cristo Dio ci dona questa gioia sicura e completa. Quindi non è un mistero la fonte di questa gioia. Non è un mistero se esiste o no. Lo scopo di questa serie non è di piano piano rivelare la fonte di questa gioia e far capire se esiste o no. No. Esiste, e esiste in Cristo Gesù. Vediamo questo subito in questa lettera. Più che altro con questa serie vogliamo scoprire perché questa gioia è sicura e completa e perché la fonte di essa è affidabile e perché è una gioia disponibile a tutti e perché il mondo non conosce questa gioia e come il mondo può conoscerla. Tante cose da scoprire allora.
All’inizio di questa serie sarà utile notare perché Giovanni scrive questa lettera. Cosa ha spronato Giovanni a scrivere a questi credenti? La risposta a questa domanda è semplice ed è molto comune nella Bibbia. È il motivo per cui quasi ogni lettera che abbiamo nel Nuovo Testamento fosse scritta: cioè la confusione dottrinale che era entrata nella chiesa e diffusa da falsi insegnanti. In altre parole, l’eresia. Qual è l’eresia a cui Giovanni sta rispondendo in questa lettera? L’errore dottrinale è che alcuni non credono nell’incarnazione di Gesù Cristo. Cioè non credono che era diventato uomo. Giustamente per Giovanni questo non è accettabile. Senza l’incarnazione non c’è nessun vangelo. Se Cristo, che è Dio, non fosse diventato uomo, non poteva diventare un sacrificio espiatorio per noi, cioè non poteva prendere il posto del nostro peccato sulla croce. Quindi giustamente Giovanni scrive alla chiesa per chiarire questo. Il vangelo è in ballo.
Questo è molto evidente nei primi versi di questa lettera. Giovanni mette tanta enfasi sul fatto che Dio, nella persona di suo figlio Gesù Cristo, si è incarnato ed è diventato uomo per poter salvare tutti noi dai nostri peccati affinché possiamo avere comunione con Lui e con altri credenti, cioè con la chiesa. Vediamo questo nel verso 3. Con queste parole Giovanni riassume con poche parole la verità del vangelo. Cioè per mezzo della fede in Cristo abbiamo comunione sia con altri che si fidano di Cristo, sia con Dio. Questo perché la fede in Cristo risolve il problema del peccato. A causa del peccato non possiamo avere comunione né con altri credenti, né con Dio. A causa del peccato siamo tutti condannati alla morte. Ma grazie a Cristo, che si è incarnato e che è diventato un sacrificio espiatorio per noi quando è morto sulla croce, tutti noi, per mezzo della fede in Lui, possiamo avere comunione con Dio. Grazie alla comunione che adesso abbiamo con Dio grazie a Cristo, possiamo gustare e conoscere e sperimentare questa gioia completa di cui Giovanni scrive in questa lettera.
In più, e questo non è da scontare, possiamo essere sicuri di questa gioia. Possiamo essere sicuri di questa gioia completa perché possiamo essere sicuri che Gesù si è incarnato veramente ed è diventato uomo veramente. In questa lettera Giovanni è stupito da coloro che dicono altrimenti. Questo perché Giovanni, insieme a tantissimi altri, hanno visto e hanno toccato e hanno udito e hanno contemplato Gesù. Quattro volte in questi primi versi Giovanni dice che, insieme a tante altre persone, ha visto Cristo. Oltre a vedere l’incarnazione di Dio in Cristo, hanno anche toccato Cristo con le loro mani, e quindi erano in grado di rendere testimonianza personale a questa realtà. E grazie a questa realtà la comunione con Dio è possibile; e grazie alla comunione con Dio in Cristo, una gioia sicura e completa è anche possibile. “Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa”, scrive Giovanni. Che bello! Che bella notizia! Che speranza per coloro che si fidano di Cristo Gesù per avere la comunione con Dio. Che dono ricevono dallo Spirito Santo.
Ma oggi nel 2025 la realtà è molto diversa, no? Non possiamo più vedere e toccare Cristo. Non abbiamo questa possibilità. Non possiamo avere la comunione con Cristo che Giovanni e altri avevano con lui; cioè non possiamo stare nella sua presenza fisica. Allora? Vuol dire che questi primi versi di Giovanni non sono per noi oggi? Li dobbiamo ignorare? La risposta a queste domande è “no di certo!” Questi versi sono ancora oggi molto veri e molto pertinenti per noi e per la chiesa e per questa città e per questo quartiere. Infatti, quando Giovanni scrisse questa lettera Cristo non c’era più. Era già morto ed era già risorto. Non era più presente fisicamente con la chiesa, quindi la chiesa a cui scrive Giovanni non poteva più vederlo, toccarlo e contemplarlo fisicamente. Come noi si fidavano di Giovanni e la sua testimonianza oculare di Cristo e la testimonianza oculare di tante altre persone.
Oggi, poche sono le persone che negano che Cristo era una persona vera. È difficilissimo, se non impossibile, negare la storicità di Cristo. E nessuno a cui Giovanni scrive nega la storicità di Cristo. Questo non è il problema a cui si rivolge Giovanni. Ciò che viene messo in discussione è l’affermazione che Cristo è il Figlio di Dio, cioè che Dio si è incarnato nella persona di Gesù Cristo. Ancora oggi la questione che rimane non è la storicità di Cristo, ma se è il Figlio di Dio, se è risorto e se è il Messia che ci salva dai nostri peccati. Se lo è, allora dobbiamo fidarci di lui perché è la nostra unica speranza di salvezza dai nostri peccati. Questo vuol dire anche che ci dobbiamo sottomettere a lui e dobbiamo permettere a lui di regnare nei nostri cuori e sedersi sul trono della nostra vita. E poche sono le persone che vogliono cedere il trono della vita ad un’altra persona, soprattutto se non è una persona che si può vedere e toccare e se questa persona che non può essere vista pretende che ci sottomettiamo a lui! Questa è la sfida del giorno. Siamo troppo individualisti.
Guardiamo a cosa dice Giovanni nel verso 3. Dice che la comunione della chiesa è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Non dice che la comunione era con il Padre e con Cristo, quando Cristo era ancora presente fisicamente. Dice che è con loro. Non parla del passato, ma del presente. Certo, Cristo non è più presente fisicamente, ma è presente spiritualmente per mezzo dello Spirito Santo e la comunione con lui continua e dura in eterno! Cristo è morto ma è risorto ed è adesso seduto alla destra del Padre e ci ha mandato il dono dello Spirito Santo affinché possiamo sperimentare la sua presenza. Questa presenza è una cosa vera ed è certa e ogni vita salvata e trasformata dal vangelo e dalla fede in Cristo rende testimonianza a questa presenza, e ogni vita salvata rende testimonianza alla gioia sicura e completa che questa presenza produce nell’anima e nel cuore del discepolo di Cristo.
Conosci tu questa gioia sicura e completa? Oppure la stessa domanda fatta con parole diverse: Conosci tu Gesù Cristo come Signore e Salvatore? È lui che è la fonte di questa gioia. Chi siede sul trono del tuo cuore? Come rispondiamo a questa domanda ha direttamente a che fare con la gioia che sperimentiamo e viviamo; o una gioia sicura e completa, o una gioia che va e viene e che cambia con le circostanze. Per coloro che conoscono Cristo come Signore è questa gioia che vogliamo condividere con questo quartiere e con questa città affinché la gioia dei nostri vicini e amici e colleghi e parenti sia completa. Con le nostre vite vogliamo rendere testimonianza a questa gioia, soprattutto quando le circostanze della vita ci appesantiscono e quando non ci sentiamo gioiosi. Questo non vuol dire che dobbiamo nascondere i nostri dolori o che non possiamo piangere o che non possiamo lamentarci al Signore e ai nostri fratelli e sorelle in Cristo. No. Vuole dire che in questi momenti e anche nei momenti più allegri è Cristo che viene messo in evidenza, come la sua presenza nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo trasforma il modo in cui affrontiamo e viviamo ogni momento della vita. Così spargiamo il profumo del vangelo e così rendiamo testimonianza alla gioia sicura e completa che abbiamo in Cristo. Così siamo regali, sacerdotali e profetici.
Conosci tu questa gioia? Conosci Cristo? Chi regna nel tuo cuore? È una gioia per tutti perché Cristo è per tutti. Che possiamo annunciare e condividere questa gioia con questa città, e che questa città possa essere trasformata e riformata da essa! A Dio sia ogni gloria.