1 Giovanni 1:5-10 - Il peccato che rende grande la croce di Cristo
Predicatore: Philip Reid Karr IV
Domenica scorsa abbiamo concluso una lunga e bella serie sulla prima lettera di Paolo ai Corinzi in cui abbiamo risposto alla domanda “Vogliamo davvero spargere il profumo di Cristo a Prati e a Roma e fino alle estremità della terra?” Anche se la serie si è conclusa, abbiamo ancora e avremo sempre questo mandato come chiesa di spargere il profumo redentore del vangelo di Cristo a Roma e ben oltre. Che il Signore possa benedire i nostri impegni mentre cerchiamo di spargere il suo profumo, soprattutto durante l’anno del Giubileo che ci si avvicina velocemente. Oggi vogliamo iniziare una nuova serie di predicazioni, una serie abbastanza breve che durerà per questa stagione natalizia e che evidenzierà certi capisaldi della fede evangelica. Che cos’è un caposaldo? Un caposaldo della fede è un elemento della fede che non può mancare e che non può essere assente. Un caposaldo regge e sostiene la fede. Se manca o se è assente, la fede inizia a crollare e perde la sua identità. Con questa serie vogliamo sottolineare quattro capisaldi della fede evangelica. Mentre questi capisaldi hanno chiaramente le loro radici nella parola di Dio - altrimenti non potrebbero essere chiamati capisaldi della fede evangelica - vengono anche evidenziati in un bellissimo libro del cinquecento che si chiama Il beneficio di Cristo. Questo libricino fu stampato per la prima volta a Venezia nel 1543 e ebbe subito un successo enorme. I storici dicono che fu uno dei “best-sellers” del Cinquecento. Quando uscì la paternità del libro era anonima, questo perché la teologia che promulgava era riformata e siccome era riformata nella sua teologia fu condannato da Roma. Infatti era durante il Concilio di Trento nel 1546 che fu condannato, e una volta condannato la chiesa a Roma scatenò una caccia inquisitoriale del libro per distruggere quasi tutti gli esemplari. Infatti veniva considerato perduto. Ma grazie a Dio nel 1855 fu riscoperto e ristampato. Adesso sappiamo che gli autori del libro furono due, un monaco che si chiamava Benedetto da Mantova, e un altro che si chiamava Marcantonio Flaminio. Ma quali erano i contenuti di questo libricino? Perché scatenò la reazione della chiesa di Roma? Perché fu condannato a Trento e perché Roma voleva distruggere tutte le copie del libro? Nelle prossime settimane vogliamo approfondire questo libricino per capire meglio il suo messaggio e riscoprire ancora una volta alcuni capisaldi della fede evangelica che i riformatori riscoprirono durante la Riforma protestante. Chiaramente questo approfondimento sarà radicato nella Bibbia. Il beneficio di Cristo è molto interessante ed è molto utile, ma è utile perché appunto è radicato nella parola di Dio. Ecco perché scatenò una forte reazione da Roma e una caccia inquisitoriale per distruggere tutte le copie di questo libro. Non perché citava la Bibbia. Roma non aveva problemi con la Bibbia. Scatenò una caccia inquisitoriale perché promulgava una teologia che non piaceva a Roma. I riformatori, fra cui gli autori di questo libriccino furono compresi, leggevano e studiavano molto attentamente la Bibbia e arrivavano a conclusioni bibliche molto diverse da quelle di Roma. Queste conclusioni erano dovute al fatto che per i riformatori la Bibbia era l’autorità suprema per la chiesa. Sì certo, leggevano e studiavano e apprezzavano altre fonti e altre risorse, ma per loro la Bibbia era l’autorità suprema per cui ogni altra risorsa e ogni altra fonte doveva essere valutata. Per Roma non era così, e ancora oggi non è così. Questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo teologie diverse. Un esempio chiaro e importante di queste differenze ha a che fare con la teologia del peccato. Infatti gli autori di Il beneficio di Cristo iniziano nel primo capitolo con un discorso sul peccato. Se la chiesa si sbaglia sul peccato, allora è difficilissimo, se non impossibile, arrivare al vangelo biblico di Gesù Cristo. Infatti questo è il primo caposaldo della fede evangelica che vogliamo approfondire oggi, cioè il peccato che rende grande e gloriosa la croce di Gesù Cristo. Lo diciamo sempre, e vale sempre la pena ripeterla: se il peccato è piccolo, la croce di Cristo è altrettanto piccola. Se il peccato è grande e devastante, allora la croce di Cristo è altrettanto grande e gloriosa. Il vangelo dipende da una sana dottrina del peccato. La Bibbia - con tantissima chiarezza - afferma questa dichiarazione. Ci sono tantissimi versi e brani che potremmo leggere per evidenziare la centralità e l’importanza del peccato, ma per il messaggio di oggi abbiamo scelto un brano che troviamo nel primo capitolo della prima lettera di Giovanni. Vogliamo focalizzarci su tre versetti in particolare (cioè i versetti 8,9,10), ma leggeremo insieme dal verso 5 alla conclusione del capitolo. Quindi leggiamo insieme 1 Giovanni 1:5-10 e poi approfondiremo insieme sia questo brano sia il primo capitolo di Il beneficio di Cristo. Queste fonti parlano con tanta chiarezza del peccato biblico e che ci fanno capire perché il peccato è così fondamentale per una comprensione sana e giusta del vangelo di Cristo. Inoltre, con questo approfondimento vedremo che due verità emergeranno che ci aiuteranno ad apprezzare ancora di più questo caposaldo della fede evangelica. La prima verità è appunto che il peccato rende grande e gloriosa la croce di Cristo. La bellezza della croce dipende da una comprensione biblica del peccato. La seconda verità è questa, ed è necessaria per una comprensione biblica del peccato. Cioè dobbiamo capire che il peccato è molto più di una ferita all’anima. È molto più di una semplice ferita, è invece devastante e uccide l’anima. Adesso vogliamo leggere insieme 1 Giovanni 1, poi parleremo di queste verità.
Lettura di 1 Giovanni 1.
“Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.” Per conoscere Dio personalmente e per avere una relazione vera e profonda con lui - che è. possibile - dobbiamo riconoscere la nostra peccaminosità e dobbiamo confessare i nostri peccati a lui. E se confessiamo i nostri peccati, lui è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Che bella notizia! Che speranza abbiamo nel Signore per mezzo dell’opera salvifica di Cristo sulla croce. Ecco perché Il beneficio di Cristo inizia con un discorso sul peccato. Il peccato rende grande e gloriosa la croce di Cristo. Il suo discorso sul peccato inizia nel libro delle Genesi chiaramente, con la dichiarazione che l’uomo e la donna furono creati ad immagine di Dio. I loro corpi non erano sottoposti alle sofferenze, e le loro anime erano giuste, veraci, pie, e sante. Vivevano in perfetta armonia con il loro creatore, cioè vivevano in perfetta armonia con il Dio Trino della Bibbia. Ma poi Adamo ed Eva furono vinti dalla cupidigia del sapere e furono tentati dal serpente e mangiarono di quel frutto proibito da Dio e così facendo persero quella imagine e similitudine divina, e diventarono simili alle bestie e al demonio che li aveva ingannati. Di conseguenza le loro anime, che prima erano giuste, pie, e sante, diventarono ingiuste, mendaci, crudeli, ed empie e non erano più amici di Dio, ma diventarono i suoi nemici. Inoltre, i loro corpi che prima non erano sottoposti alle sofferenze e alla morte, diventarono soggetti alle sofferenze e soggetti a mille incomodi e infermità, la morte chiaramente compresa. Sono queste le cose che abbiamo tutti ereditato da loro, cioè l’ingiustizia, la morte, e l’odio verso Dio. Ecco perché non è possibile con le forze nostre amare Dio e avvicinarci a Dio e conformarci alla Sua volontà. Siamo contro Dio e siamo i suoi nemici. Come dice Paolo agli Efesini, siamo morti nei nostri peccati e per natura siamo figli di ira. Ecco perché Giovanni dice nella sua prima lettera che se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. “Tutti hanno peccato” dice Paolo ai Romani, e quindi “sono tutti privi della gloria di Dio.” È chi siamo e dire altrimenti ci rende bugiardi davanti a Dio. Il beneficio di Cristo dice che quando il peccato entrò nel mondo l’uomo cominciò a dire il bene male e il male bene. Si stimarono le cose false per vere e le vere per false. Citano il salmo 116:11 che dice che “ogni uomo è bugiardo.” Questo è il peccato originale che portiamo con noi dal ventre della madre, dice il libro, il quale è confermato dalla Bibbia. Se vogliamo essere liberati e ritornare a quella prima innocenza, e se vogliamo recuperare pienamente l'immagine di Dio, allora è necessario che conosciamo prima la miseria nostra”, dice Il beneficio di Cristo. Così Benedetto da Mantova e Marcantonio Flaminio iniziano questo trattato. Non si tratta di un pensiero originale né nuovo. È l’insegnamento della Bibbia che viene ripreso. Un iniziale approfondimento del peccato è fondamentale. Questo perché non è possibile capire e apprezzare la bellezza del vangelo e il beneficio di Cristo senza una comprensione biblica del peccato e senza una comprensione biblica della gravità del peccato. L’uno corrisponde sempre con l’altro. Se il peccato è piccolo e insignificante, allora il beneficio di Cristo è altrettanto piccolo e insignificante. Se, però, il peccato è grande e grave e devastante, allora la croce di Cristo e il beneficio della sua morte sono altrettanto grandi e gloriosi. Chi dice di essere senza peccato non può conoscere la verità, cioè non può conoscere il vangelo salvifico di Gesù Cristo perché fa bugiardo il Signore. Ma c’è ancora di più. Sì, è necessario riconoscere la nostra peccaminosità e confessare i nostri peccati per essere salvati e per essere liberati dalla condanna del peccato, ma dobbiamo anche comprendere la profondità e la gravità del nostro peccato. Se non comprendiamo la gravità del nostro peccato, cioè se non comprendiamo il fatto che il peccato è molto più di una ferita all’anima, allora è molto difficile arrivare ad una conoscenza salvifica del vangelo di Cristo. Pensiamo alla cultura in cui tutti noi viviamo. È una cultura che riconosce di essere peccatore, ma non è una cultura che comprende la gravità del suo peccato. Di conseguenza non comprende neanche la buona notizia del vangelo, e invece di confessare che possiamo essere salvati per la grazia immeritata di Dio soltanto, e non per le nostre opere, questa cultura e la sua comprensione soft del peccato pensa di essere in grado di meritare la sua salvezza. Perché pensa che sia in grado di guadagnare la salvezza e perché ha questa comprensione soft del peccato? Pensa così perché da secoli Roma insegna che per natura siamo persone piuttosto giuste. Colpite e ferite dal peccato sì, ma non devastate dal peccato e non per natura persone prive di giustizia, no. E se per natura abbiamo in noi la giustizia, anche se è una quantità piccola di giustizia, allora vuol dire che siamo in grado di contribuire, almeno in parte, alla nostra salvezza. Ma durante la Riforma protestante i riformatori riportarono alla luce la verità biblica che per natura non siamo persone soltanto ferite dal peccato, ma siamo invece morti nei nostri peccati e quindi per natura siamo figli d’ira. Ecco perché Paolo scrive ai Romani nel capitolo 3 - dove sta citando il salmo 14 - “Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no neppure uno.” Questo vuol dire che per natura non abbiamo in noi la giustizia, cioè quella giustizia che ci porta ad una conoscenza salvifica del vangelo di Cristo. Anzi, riceviamo questa giustizia quando ci fidiamo di Cristo Gesù soltanto per la nostra salvezza. In quell’istante Dio mette in noi la giustizia di Cristo e ci dichiara innocenti, non più colpevoli e non più condannati dai nostri peccati. Ma non perché abbiamo in noi la giustizia, ma perché Cristo è perfettamente giusto e la sua giustizia diventa la nostra per mezzo della fede in lui. Questa è la buona notizia del vangelo. Questa è la verità che fu riscoperta durante la Riforma protesante. Questa è la verità che ancora oggi predichiamo. Che privilegi abbiamo! Che bella notizia abbiamo da predicare e condividere! Gloria a Dio! Ma sai che ancora oggi Roma condanna questi insegnamenti e ancora oggi insegna che possiamo in parte meritare la nostra salvezza. Ma questo insegnamento diminuisce la gravità del peccato e diminuisce la gloria della croce di Cristo e ci inganna, facendoci credere che possiamo con le nostre forze compiacere Dio e guadagnare la nostra salvezza. Forse credi anche tu così. Forse credi di essere un peccatore, ma forse non hai ancora capito la gravità del tuo peccato, e di conseguenza pensi in qualche maniera di meritare la tua salvezza per mezzo delle tue buone opere e per mezzo di una vita ben vissuta. È molto diffuso questo modo di pensare. Ma se credi così deve sapere questo: La Bibbia non afferma questo modo di pensare e infatti dice con chiarezza al contrario. Dice che siamo morti nei nostri peccati e che siamo per natura figli d'ira. Dice che la salvezza è in Cristo soltanto che riceviamo per la grazia di Dio soltanto. E questa è una buonissima notizia perché vuol dire che la nostra salvezza non dipende da noi, ma dipende invece da Cristo Gesù e dalla fede in lui. Se dipendesse da noi, che speranza c’è? Che garanzia c’è della nostra salvezza? Ma se dipende da Cristo abbiamo ogni speranza e abbiamo ogni garanzia, perché Cristo è perfettamente giusto e la sua giustizia diventa la nostra quando ci fidiamo di lui per la nostra salvezza. Gloria a Dio per questa buonissima notizia. Che possiamo sempre predicarla e condividerla con fedeltà. La salvezza inizia con la confessione del peccato e il ravvedimento. Ecco perché è un caposaldo della fede evangelica e ecco perché Il beneficio di Cristo inizia con approfondimento del peccato. Il peccato non è una semplice ferita all’anima. Siamo morti nei nostri peccati, ma siamo giustificati e riceviamo una vita per mezzo della fede in Cristo Gesù. Ecco perché il peccato rende grande e gloriosa la croce di Cristo. Che possiamo predicare e condividere con fedeltà questo messaggio, e che questa città possa essere riformata da esso. E come sempre a Dio sia ogni gloria. Amen.