1 Giovanni 1:8-10 - Una gioia che confessa i peccati e non fa Dio bugiardo

 

Predicatore: Philip Reid Karr IV

Oggi vogliamo continuare la nostra serie di prediche sulla prima lettera di Giovanni. Con questa serie stiamo affrontando e approfondendo il tema della gioia. Nel quarto verso del primo capitolo di questa lettera Giovanni dice che scrive queste cose affinché la nostra gioia sia completa. Quindi quando diciamo che stiamo affrontando il tema della gioia, vuol dire che stiamo affrontando questa gioia sicura e completa di cui Giovanni parla in questa lettera. Cos’è esattamente una gioia sicura e completa? Cosa intende Giovanni quando ne parla? Sicuramente è un concetto della gioia molto diverso dal concetto che il mondo ha della gioia. Ad esempio, abbiamo visto la volta scorsa che la gioia di cui parla Giovanni e di cui parla la Bibbia nel suo insieme, è una gioia sicura e completa perché è una gioia che è stata acquistata con il sangue di Cristo sulla croce. Sicuramente una tale gioia non è una gioia qualsiasi. È una gioia unica e diversa. Ecco perché la vogliamo approfondire.

Nel brano di oggi infatti vediamo altre due caratteristiche e altre due verità di questa gioia che la rendono una gioia unica e che la rendono una gioia sicura e completa. Sarà interessante vedere oggi che questa gioia completa di cui Giovanni scrive è una gioia che ha un forte legame con il peccato. Stranissimo questo no? Una gioia che ha un forte legame con il peccato? Ma che senso ha? La gioia è una cosa bella e felice. Il peccato invece è una cosa brutta e pesante. Perché allora questo legame tra la gioia e il peccato? Allora vedremo. Infatti vedremo che al cuore di questa gioia sicura e completa della Bibbia si trova una gioia che confessa i peccati. Cioè la persona che conosce e sperimenta questa gioia la conosce e la sperimenta perché è una persona che confessa i peccati. Inoltre, questa gioia sicura e completa è sicura e completa perché non fa Dio bugiardo. Ma cosa vuol dire non far Dio bugiardo? E cosa ha a che fare con la gioia? Fra poco vedremo.

Sembra strano, ma nella Bibbia la gioia e il peccato sono molto legati. Se ci sbagliamo sul peccato commettiamo un errore molto grave e non riusciamo ad arrivare ad una comprensione salvifica del vangelo, che vuol dire che non riusciamo neanche a conoscere e sperimentare questa gioia sicura e completa di cui Giovanni scrive in questa lettera. Leggiamo adesso il brano, il quale è molto breve, e poi scopriremo di più queste due verità importantissime della gioia sicura e completa che abbiamo in Cristo. Leggiamo insieme 1 Giovanni 1:5-10, ma il nostro focus oggi sarà sui versetti 8, 9, e 10.

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunciamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù [Cristo], suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi.

Come abbiamo detto, all’inizio di questa lettera Giovanni dice ai lettori di essa che scrive queste cose affinché la nostra gioia sia completa. Una verità che poi emerge con chiarezza nel brano che abbiamo letto adesso è che questa gioia completa è molto legata al peccato e il riconoscimento del peccato e la confessione di essa. Giovanni lo dice con parole chiare: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.” Possiamo anche dire che se diciamo di essere senza peccato non possiamo conoscere e sperimentare la gioia sicura e completa della Bibbia perché la verità non è in noi. La verità è sinonimo del vangelo, cioè la fede in Cristo Gesù e la sua opera salvifica sulla croce. È quest’opera sulla croce e il sangue che Cristo ha sparso lì che ha acquistato per noi questa gioia sicura e completa.

Ma se diciamo di essere senza peccato ci inganniamo, facciamo Dio bugiardo, e la verità non è in noi. Allora, ci sono due modi per dire che siamo senza peccato. Il primo modo non è molto comune in questa cultura, mentre l’altro è molto comune e molto diffuso in questa cultura. Il primo modo ha a che fare con le chiare parole di Giovanni in questi versi. Apparentemente c’erano alcuni che credevano di essere senza peccato. Dire così fa Dio un grande bugiardo e un grande ingannatore perché rende totalmente inutile l’obiettivo del sacrificio del suo unigenito Figlio Gesù Cristo sulla croce, cioè il perdono dei nostri peccati. Con la sua morte sulla croce Cristo è morto al posto nostro per perdonare i nostri peccati. La morte che i nostri peccati meritano è stata subita da Cristo affinché noi, per mezzo della fede in Lui, potessimo essere giustificati e salvati dai nostri peccati. Quindi se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi, facciamo Dio bugiardo, e la verità e una gioia sicura e completa non sono in noi perché Cristo non è in noi.

 Ma in questa cultura è difficile trovare qualcuno che è disposto a dire che è senza peccato o che crede che sia senza peccato. Da secoli la chiesa cattolica plasma profondamente questa cultura. Vai in qualsiasi chiesa cattolica e vedi dei confessionali dove uno dovrebbe andare per confessare i suoi peccati. Quindi il concetto del peccato non è per niente un concetto straniero in questa città e in questa cultura; anzi è molto ben radicato in essa. Ciò detto, quello che ha sempre accompagnato il peccato è l’idea e l’insegnamento che a prescindere dal fatto che siamo tutti peccatori, per natura siamo persone buone e questa bontà che è in noi naturalmente, cerca Dio. Quindi c’è questa idea che per natura cerchiamo siamo persone buone e cerchiamo Dio.

Vi do due esempi per dimostrare questo. Nel 1951 Papa Pio XII scrisse una lettera enciclica intitolata Evangelli Praecones in cui dice questo: “La natura umana, sebbene viziata dalla tara ereditaria del triste peccato di Adamo, conserva ancora un fondo naturalmente cristiano…” L’uomo è peccatore, ma allo stesso tempo è anche naturalmente cristiano. Qui Papa Pio sta citando un’opera di Tertulliano del secondo secolo. La natura umana è peccaminosa, ma a prescindere da questa peccaminosità la nostra natura conserva ancora un fondo naturalmente cristiano.

Questo è il primo esempio. Il secondo viene da un documento molto importante del Secondo Concilio Vaticano degli anni sessanta. È la costituzione pastorale Gaudium et Spes, che nel capitolo 19 dice questo: “Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell'intimità del cuore: fa questo, evita quest'altro. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato.”

Quindi per riassumere, benché l’uomo sia un peccatore sin dalla nascita, nella profondità del suo cuore è naturalmente cristiano e vuole per natura obbedire alla legge di Dio. Cosa facciamo con questi insegnamenti? Non è vero che mentre c’è tanto male nel mondo c’è anche tanto bene? Da dove viene questo bene e questa bontà se non dalla natura umana che naturalmente vuole fare del bene? Certo, a volte fa del male e pecca, ma per natura è buona e vuole fare del bene. In un certo senso questo è vero. Abbiamo parlato di questo due settimane fa, ma vale la pena parlarne di nuovo perché è molto importante ed una giusta comprensione del vangelo dipende da una giusta comprensione della natura umana.

Siccome siamo stati tutti creati ad immagine di Dio esiste in noi una bussola morale che ci fa capire cosa è giusto fare e cosa non è giusto fare, cioè ci fa capire la differenza tra il bene e il male. Questa bussola morale ci fa capire perché anche coloro che non si fidano di Dio fanno del bene. Non devi essere un cristiano per fare del bene. Questo è ovvio. Il problema è quando questa bussola morale e questo istinto di fare il bene vengono confusi con ciò che la Bibbia dice della natura umana e quando vengono confusi con ciò che la Bibbia dice di come possiamo essere salvati dai nostri peccati. Cioè diventa problematico quando crediamo che grazie alla nostra natura umana, che è naturalmente buona, Dio è contento con noi e vede la nostra bontà ed il nostro istinto di fare del bene ed è allora contento con noi ed è quindi questa bontà e il bene che facciamo che ci giustificano agli occhi di Dio.

Mentre da secoli la cultura qui a Roma viene plasmata dall’insegnamento che la natura umana è naturalmente cristiana, la Bibbia dice una cosa molto diversa. L’apostolo Paolo, ad esempio, nel secondo capitolo della sua lettera agli Efesini dice con parole chiare che siamo “per natura figli di ira", questo perché siamo morti nei nostri peccati e siccome siamo morti vuol dire che non siamo per natura persone buone. Per natura non c’è in noi la bontà. Cioè non c’è una bontà che ci salva e che ci giustifica dai nostri peccati. Facciamo del bene, ma il bene che facciamo non ci può salvare dal giudizio e dall’ira di Dio.

Nella sua prima lettera ai Corinzi Paolo dice una cosa molto simile. Dice che “l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere…” Vedi la differenza tra questi insegnamenti? Sono molto importanti e una giusta comprensione del vangelo dipende da essi, e quindi una gioia sicura e completa dipende da essi. Non abbiamo per natura un fondo cristiano. Non siamo per natura persone buone. Anzi, siamo per natura figli d’ira, siamo morti nei nostri peccati e siamo allora totalmente incapaci di conoscere le cose dello Spirito perché sono pazzie per noi.

Tornando al brano di 1 Giovanni che abbiamo letto e collegando tutto questo ad esso e al peccato che dobbiamo riconoscere e confessare per essere giustificati e salvati dai nostri peccati e per ricevere e sperimentare una gioia sicura e completa in Cristo, un altro modo per dire che siamo senza peccato è dire che siamo per natura persone buone e che siamo per natura cristiani che per natura vogliono obbedire a Dio. Dio vede che anche se di tanto in tanto pecchiamo e facciamo del male, siamo in realtà persone brave e siccome nel profondo del nostro essere e nel profondo del cuore siamo persone buone, Dio è contento con noi e non ci condannerà mai e non ci manderà all’inferno. Assolutamente no. Certo non siamo perfetti, ma siamo buoni e questa bontà ci salverà.

Ma vedete l’errore in questo modo di pensare? Ammette il peccato e riconosce di essere un peccatore, ma poi nega totalmente la condanna e la morte che il nostro peccato merita quando diciamo alla fine che è la nostra buona natura che ci giustifica davanti a Dio. Anche questo modo di ragionare rende totalmente inutile l’opera salvifica di Cristo sulla croce. Non è quell’opera che ci salva, ma è la nostra buona natura che ci salva. È il fatto che siamo persone buone che ci salva. Cristo, allora, è morto inutilmente perché io mi salvo con la mia bontà. Questo modo di pensare è uguale a dire che siamo senza peccato, e se diciamo così inganniamo noi stessi, facciamo Dio bugiardo, e la verità non è in noi e non possiamo essere redenti e salvati dal sangue di Cristo e non possiamo conoscere e sperimentare la gioia sicura e completa che è stata acquistata per noi dal sangue di Cristo.

Non siamo per natura buoni cristiani. Siamo per natura invece figli d’ira. Per natura non cerchiamo di obbedire a Dio. Anzi, come dice Paolo ai Romani, “non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà.” Il nostro peccato ci condanna alla morte, e siccome è perfettamente santo Dio non può avere niente a che fare con il peccato e odia il peccato. Come dice Paolo sempre ai Romani, “il salario del peccato è la morte.” Dobbiamo riconoscere e dobbiamo confessare il nostro peccato per capire la bellezza del vangelo e la bellezza della croce di Cristo e per poter gioire nella salvezza che abbiamo in Cristo. Che gioia sicura e completa che abbiamo in Cristo! “Il salario del peccato è la morte” dice Paolo, ma poi subito dopo aggiunge questa buonissima notizia, “ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” È questa vita eterna che Dio ci dona in Cristo e in più ci dona anche una gioia sicura e completa. Che bella notizia!

Nel suo commento a questi versi di 1 Giovanni, il famoso predicatore inglese Charles Spurgeon parla dello struzzo. Ma perché parla dello struzzo? Dice che lo struzzo, quando si sente minacciato e sotto attacco, mette la testa nella sabbia e crede che il suo predatore non riesca a vederlo e crede di essere al sicuro. Ma questa è chiaramente una strategia assurda e totalmente inefficace. Non funziona. Pensa di essere al sicuro mentre in realtà è pienamente esposto al predatore e quindi viene divorato. Spurgeon dice che noi siamo come lo struzzo quando ci fidiamo della nostra buona natura e delle nostre buone opere per la nostra salvezza. Pensiamo di essere al sicuro davanti a Dio, ma la realtà è che rimaniamo pienamente esposti e siamo condannati nei nostri peccati e veniamo allora divorati dal nostro predatore, che è satana che vuole che crediamo queste bugie e vuole divorarci.

Quindi riflettendo su tutto questo, possiamo dire con certezza che abbiamo capito ciò che la Bibbia ci insegna del peccato e della natura umana? Abbiamo capito che la nostra cosiddetta buona natura non ci può salvare? Abbiamo capito che la nostra vita ben vissuta e le buone opere che facciamo non ci possono salvare e che credere così rende l’opera di Cristo sulla croce totalmente inutile? Che senso ha la morte di Cristo se la nostra buona natura e le nostre buone opere ci possono salvare? Dire che siamo peccatori ma buoni per natura e che la nostra bontà ci salva equivale a dire che siamo senza peccato perché entrambi i modi di pensare rendono inutile il sacrificio di Cristo sulla croce. Sono riflessioni e domande molto importanti. La nostra salvezza dipende da come rispondiamo ad esse. La gioia che abbiamo e che sperimentiamo dipende da come rispondiamo a queste domande. O una gioia sicura e completa che è stata acquistata dal sangue di Cristo, o una gioia che il mondo ci offre che è molto meno stabile e che non è certa e sicura.

Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi, facciamo Dio bugiardo, e la verità non è in noi. Se però confessiamo i nostri peccati Dio è fedele e giusto da perdonarci e purificarci da ogni iniquità, e fa tutto questo in Cristo. In noi non c’è la vera vita, c’è soltanto la morte. In noi c’è la condanna, ma in Cristo non c’è più nessuna condanna. In Cristo c’è la vera vita e c’è la vita eterna. In Cristo allora c’è una gioia sicura e completa. Che bella notizia. Che speranza e che gioia abbiamo in Cristo. È veramente una gioia sicura e completa. Conosci tu questa salvezza e questa gioia? Che tu e che questa città e che questo quartiere possano conoscere veramente Cristo, la sua salvezza, e la gioia che ci offre e che ci dona per mezzo della fede in lui. A Dio sia ogni gloria. Amen.


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