1 Giovanni 2:1-2 - Una gioia sicura e completa grazie alla giustizia di Dio
Predicatore: Raffaele Costagliola
Chi conosce questo simbolo (v. immagine in alto a sinistra)? È il simbolo di una bilancia antica che si basa sul principio fisico delle leve, adesso fuori uso, ma che è stata usata per secoli per la pesatura.
Oltre alla pesatura la bilancia è diventato il simbolo universale della giustizia. Tale simbolo viene usato anche nella bibbia. Pensiamo a Da.5:27 “Téchel tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante”, oppure a Gb.31:6 “Dio mi pesi con bilancia giusta e riconoscerà la mia integrità”. Nel primo esempio Téchel è trovato mancante, nel secondo Giobbe esorta Dio a pesarlo per riconoscere la sua integrità. La bilancia è quindi uno strumento di valutazione ma anche di giudizio nelle mani di Dio. Tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo per essere giudicati e ricevere la retribuzione di ciò che abbiamo fatto nella nostra vita (2Co.5,10).
Proviamo a fare un esercizio di immaginazione. Riflettiamo per qualche secondo a questa domanda: “se oggi dovessimo essere pesati sulla bilancia della giustizia di Dio cosa ne risulterebbe? Saremmo trovati mancanti come Téchel o integri come Giobbe?”
Il testo di oggi ci da almeno tre spunti per guidarci nella riflessione e a rispondere a questa domanda.
Non peccare, prendi sul serio la legge di Dio;
Non temere, Cristo difende la tua causa;
Non tacere, annuncia la giustizia di Dio.
1 Non peccare, prendi sul serio la legge di Dio
Saremo giudicati per le nostre opere, ovvero sulla base della legge di Dio (2Co.5:10; Mt.25:31-46; Ap.20:11-15). “Chiunque commette peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge” (1 Gv.3:4). Dio ha impresso la sua legge nei cuori di ogni essere umano (credente o pagano), per cui ogni persona, non ha scuse, è consapevole del bene e del male indipendentemente dalla conoscenza di una legge esterna (Rm.2:12-15). Il peccato turba le nostre coscienze, non troviamo pace né gioia, ci trascina in una spirale di insoddisfazioni, ansie e angosce (Sl.32:3-4).
Tuttavia, non dobbiamo limitare la nostra riflessione pesando sulla bilancia solamente le opere buone e le opere cattive, il bene e il male. Una visione del genere ci porterebbe ad una visione legalista del peccato e ad una giustizia di Dio limitata o distorta. Potremmo pensare che per superare il giudizio divino basti accumulare un peso di opere buone maggiore di quello delle opere cattive. Questa visione non ci porta ad una gioia sicura e completa, ma ci rende schiavi di un sistema legalista in cui potremmo sentirci schiacciati dal peso del peccato, inadeguati a vivere una vita di fede attiva. Saremmo portati a delegare altre persone che, pesate con la bilancia delle opere, potrebbero apparirci più santi di noi e quindi più adeguati. In un certo senso questo ragionamento è anche quello che è alla base del culto dei santi. Persone la cui bilancia delle opere pende così fortemente dal lato delle opere buone che possono elargire la loro grazia ad altri per riequilibrare le loro bilance. Oppure alla base dell’idea del purgatorio: una regione dello spazio/tempo in cui le persone possono riequilibrare le loro bilance prima di accedere al paradiso.
Il peccato, però, va oltre la concezione più generale di compiere il male perché procede dal cuore (Mt.15:19) che è il luogo del pensiero e del volere dell’uomo ed è diretto in primis contro Dio.
Il problema, per esempio, non è semplicemente “non commettere adulterio”, “ma chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio nel suo cuore” (Mt.5:28). Dio guarda al nostro cuore, ai nostri desideri, non si ferma alle opere apparenti.
Capiamo quindi che sul piatto della bilancia non vanno messe solo le opere, ma va messo il nostro cuore. Non peccare non significa semplicemente fare opere di bene, ma significa estirpare il peccato dalle profondità del cuore. Capiamo quindi quanto sia impossibile riequilibrare le bilance con delle semplici opere qualsiasi esse siano.
Se offendiamo qualcuno, possiamo cercare di rimediare con qualsiasi opera buona, ma non cancelleremo mai il dolore provocato, a meno che l’altro non decida di perdonare e dimenticarsi dell’offesa ricevuta. In maniera simile con il peccato. Il peccato offende Dio, non esiste opera buona o sacrificio che possa riparare l’errore arrecato, a meno che Dio stesso non decida di perdonarci e rimediare egli stesso al nostro peccato.
Questo ci porta al secondo punto.
2 Non temere, Cristo difende la tua causa
Il peccato ha corrotto irrimediabilmente l’immagine di Dio di cui eravamo portatori. Non camminiamo più nella luce, ma nelle tenebre. Il nostro cuore è insanabilmente maligno. Le nostre bilance di giustizia sono totalmente squilibrate.
Nonostante il nostro peccato, Dio è fedele e infinitamente misericordioso. Dio ha stabilito Cristo come nostro avvocato (o consolatore), come mediatore e intercessore.
Ciò che Giovanni affermava al 1:9, cioè che Dio è fedele e giusto con coloro che confessano i propri peccati perdonandoli e purificandoli da ogni iniquità è possibile solamente grazie a Gesù Cristo per la sua triplice qualifica: egli è il Cristo (l’unto), il giusto ed è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.
Cristo, l’unto di Dio, ha ricevuto la sua autorità di intercessione direttamente dal Padre. Inoltre, Cristo risponde all’accusa di ingiustizia contro di noi sostituendo la nostra ingiustizia direttamente con la sua giustizia di Dio per mezzo del suo sacrificio propiziatorio.
Morendo sulla croce Cristo (Dio fattosi uomo) si è sostituito a noi, si è fatto carico dei nostri peccati e ha subito il giudizio e la pena che spettava a noi. Resuscitato intercede per noi alla destra di Dio Padre (Rm.8:34). Grazie al sangue di Cristo versato in croce, Dio non si ricorderà più dei nostri peccati e delle nostre iniquità (Eb.10:17).
La morte in croce di Cristo rappresenta quindi il prezzo di riscatto che Dio stesso ha provveduto per noi. L’unica opera, l’unico sacrificio, capace di riequilibrare la bilancia dei nostri cuori peccaminosi rendendoci giusti davanti a Dio.
Oltre a Cristo, Dio ci ha dotato di un altro consolatore, lo Spirito Santo, il quale dopo essere stati salvati e giustificati ci santifica purificando i nostri cuori mediante la fede (At. 15:8-9) in modo da non perseverare più nel peccato.
Quale gioia più sicura e completa potremmo mai desiderare se non quella di essere riconciliati a Dio e che tale riconciliazione non dipende dalle nostre capacità mancanti, ma dalla giustizia di Dio fondata sul patto nel sangue di Cristo che Dio stesso ha voluto stabilire con noi.
Tuttavia, questo non significa che chi crede in Dio e confida nell’opera di Cristo è già pienamente santo. Ricordiamo le parole di Paolo in Rm.7:14-25 in cui riconosce di vivere in un continuo combattimento spirituale tra la sua volontà mentale di perseguire il bene contro il peccato ancora presente nel suo corpo carnale. Siamo già in Cristo giustificati ma non ancora pienamente santificati.
Questo, come a volte si è tentati a pensare, non ci autorizza a comportarci senza regole tanto poi Dio perdona tutti indistintamente. Piuttosto in questo tempo del già e non ancora, come cristiani siamo chiamati a perseguire il bene per la gloria di Dio. Il cristiano che ha sperimentato il perdono gratuito dei peccati e la rigenerazione del cuore dallo Spirito Santo, come Paolo, odia il peccato. Qualora cada vittima di esso, chiede perdono a Dio, si rialza grazie allo Spirito Santo e si impegna a non peccare più.
Una gioia sicura e completa è possibile grazie alla giustizia di Dio imputataci per fede per mezzo del sacrificio propiziatorio di Cristo. Tale gioia può essere raggiunta da chiunque avrà preso sul serio la legge di Dio e invocato il nome del Signore Gesù Cristo.
Questo ci porta al terzo e ultimo punto.
3 Non tacere, annuncia la giustizia di Dio
L’opera di Cristo non vale solo per noi o per una certa comunità. Il sacrificio di Cristo è sufficiente per i peccati di tutto il mondo. Con questo, analogamente a prima, Giovanni non vuole insinuare che tutte le persone del mondo sono perdonati indistintamente, ma che il sacrificio espiatorio di Cristo ha un valore così inestimabile che potrebbe essere sufficiente per il riscatto di ogni creatura del mondo. Tuttavia, la sua efficacia è limitata per i soli eletti, cioè coloro che ascoltata la parola di Dio credono e confessano Cristo come loro Salvatore. Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato (Rm.10:13).
Il credente cristiano oltre alla chiamata ad una vita santa ha la responsabilità di evangelizzare in ogni occasione favorevole o sfavorevole (2 Tm.4:1-5) in modo che tutti, come te oggi, avranno avuto la loro occasione di credere al messaggio del Vangelo in vista del giudizio della fine dei tempi in cui i vivi e i morti saranno chiamati in Giudizio da Dio stesso.
Per concludere, torniamo alla domanda iniziale: “se oggi dovessimo essere pesati sulla bilancia della giustizia di Dio cosa ne risulterebbe?” Prima che sia troppo tardi, prendiamo sul serio la legge di Dio, riconosciamo il nostro peccato, invochiamo il perdono da parte del Signore e proclamiamo a tutta la città la giustizia di Dio che ci libera da ogni peccato. L’unica via per raggiungere una gioia sicura e completa.