Luca 15:11-32 - Sottomettendo l’ira dell’arroganza al vangelo

 

Predicatore: Reid Karr

Dopo due settimane di pausa, oggi vogliamo riprendere la serie di predicazioni sull’ira, intitolata: Sottomettendo l’ira al vangelo. Stamattina vogliamo evidenziare un tipo di ira molto comune, di cui tutti noi siamo colpevoli. Cioè vogliamo parlare dell’ira dell’arroganza. L’ira dell’arroganza e’ quando ci arrabbiamo e crediamo che la nostra ira sia giusta, cioè quando crediamo che la nostra ira abbia ragione. Non crediamo che sia un’ira sbagliata e peccaminosa, ma crediamo invece che sia un’ira giustificata. Quanto spesso ti arrabbi e credi che la tua rabbia sia giusta e giustificata, e non peccaminosa? Quanto spesso? La risposta deve essere “troppo spesso”, o meglio, “quasi sempre”. L’ira dell’arroganza e’ un’ira molto dannosa e molto pericolosa. E quest’ira, come tutti i tipi d’ira, richiama i primi peccati commessi nel giardino d’Eden. Nella loro arroganza Adamo ed Eva credettero alla bugia del serpente, che potessero essere uguali a Dio.

Adesso vogliamo leggere un brano dove vediamo un esempio di quest’ira all'opera. Nella Bibbia ci sono tantissimi esempi dell’ira dell’arroganza, ma l’esempio che vogliamo evidenziare oggi è quello di cui leggiamo nella parabola del figlio prodigo, nel vangelo di Luca, capitolo 15. Ci sono tre protagonisti in questa parabola: un padre ed i suoi due figli, il figlio minore e il figlio maggiore. Oggi vogliamo focalizzare sul figlio maggiore, che in questa storia è vittima dell’ira dell’arroganza. E quando l’ira dell’arroganza e’ all’opera, anche il nostro orgoglio è in piena mostra per tutti a vedere.

Ma la buona notizia della Bibbia, come vedremo, è che il vangelo di Gesù Cristo risponde sempre alla nostra ira e la trasforma. Approfondendo questa parabola vedremo che due trasformazioni accadono quando l’ira dell’arroganza viene sottomessa al vangelo di Cristo. La prima trasformazione è che riceviamo un cuore pentito. Il cuore non è più indurito come prima, e non è intrappolato dall’orgoglio come prima. Sottomettendo l’ira dell’arroganza al vangelo, riceviamo un cuore pentito, e questa è una bellissima notizia. L’altra trasformazione che accade è che non siamo più nemici della grazia, ma diventiamo amici di essa. L’ira dell’arroganza è sempre nemica della grazia. Ma quando viene sottomessa al vangelo, viene redenta e quindi diventa amico della grazia. Anche questa è una bellissima e buonissima notizia. Leggiamo adesso questa parabola, e poi approfondiremo queste due trasformazioni.

Questa è una bellissima parabola e contiene tantissime verità. Come chiesa abbiamo letto e studiato insieme il libro di Tim Keller Il Dio prodigo, che approfondisce questa parabola. È un ottimo libro per il nostro contesto e presenta il vangelo di Cristo in maniera molto chiara e pertinente per la nostra cultura. Oggi vogliamo evidenziare il fratello maggiore e il suo atteggiamento nei confronti di suo fratello e suo padre. Vediamo in lui un buon esempio dell’ira dell’arroganza, e vediamo cosa succede se quest’ira non viene sottomessa al vangelo.

Sappiamo che in questa parabola il fratello maggiore non è molto contento. Infatti, come vediamo nel verso 28 è arrabbiato. E forse da un certo punto di vista la sua ira ha senso. Da un certo punto di vista la sua ira sembra giustificata. Sicuramente lui crede che la sua ira sia giusta.

Vede suo fratello minore e come ha completamente sprecato la sua eredità. Il verso 13 ci fa capire che questo figlio minore ha preso la sua eredità, è andato via, e ha vissuto in maniera dissoluta, sprecando tutto. Ad un certo punto si trova addirittura tra i maiali, mangiando con loro. A quel punto inizia a ragionare, e umiliandosi, torna alla casa di suo padre, aspettandosi il peggio. Suo padre, invece, fa una grande festa per suo figlio, portando fuori un vitello ingrassato e invita tutti i suoi amici a celebrare il ritorno di suo figlio.

 Il fratello maggiore vede questo e si arrabbia. Non vuole andare alla festa, e quando suo padre chiede a lui di andare a festeggiare, gli risponde così: “Da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi bene con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato.” Quindi è arrabbiato. Crediamo che la sua ira sia giusta? Sicuramente lui crede che sia giustificata. Quanto spesso siamo come questo figlio maggiore? Cioè quanto spesso ci arrabbiamo e crediamo che la nostra ira sia giusta e giustificata? Come abbiamo detto all’inizio, la risposta a questa domanda deve sempre essere: “troppo spesso”.

Credere che la nostra ira sia giusta è la definizione dell’ira dell’arroganza. Siamo arroganti perché crediamo di essere giusti nella nostra ira. Ma dobbiamo ricordarci sempre che questo è raramente il caso. Infatti, dobbiamo presumere che la nostra ira sia sempre sbagliata e peccaminosa. Ma perché dico questo? Forse non ti sembra giusto. Recentemente ho letto un libro sull’ira. Gli autori di questo libro hanno fatto una ricerca per capire quanti esempi ci sono nella Bibbia di un’ira umana che è veramente giusta, cioè che non è peccaminosa. Secondo la loro ricerca, ci sono soltanto 4 esempi di un’ira umana non peccaminosa in tutta la Bibbia. Quattro! Gli esempi dell’ira ingiusta, sbagliata, e peccaminosa, d’altronde, sono innumerevoli. Troppi per contare. Questo vuol dire che quando ci arrabbiamo, è molto probabile che la nostra ira sia peccaminosa.

Ma forse la tua domanda è questa: Va bene, però, come posso sapere quando la mia ira è sbagliata e peccaminosa, e quando è giusta? Questa è una buonissima domanda, e risponderemo ad essa fra qualche settimana quando parliamo dell’ira di Dio, la quale è sempre giusta, e quando mettiamo a confronto la nostra ira con la sua. Per adesso, però, possiamo presumere che la nostra ira sia peccaminosa, e la Bibbia afferma questa supposizione. Oggi, invece, vogliamo farci questa domanda: Chi sono io in questa parabola? Il figlio minore che riconosce e confessa i suoi peccati al padre, o il figlio maggiore che si arrabbia e crede che la sua ira sia giusta? Cosa credo io più spesso, che la mia ira sia giusta o che sia sbagliata e peccaminosa? O credo che sia fifty-fifty? Queste sono domande importanti e utili se vogliamo capire se la nostra ira dell’arroganza viene sottomessa al vangelo di Gesù Cristo, o no. Quindi riflettiamo bene su queste domande.

Dobbiamo anche capire che l’ira dell’arroganza, cioè tutte le volte in cui crediamo che la nostra ira sia giusta, è un’ira molto pericolosa. Perché è pericolosa? E’ pericolosa perché quando crediamo che la nostra ira sia giusta, un’altra cosa succede contemporaneamente. Cioè il nostro cuore si indurisce e si chiude al pentimento e al ravvedimento. Se credo la bugia che la mia ira sia giusta, allora perché devo pentirmi? Di cosa mi devo pentire? Perché devo chiedere perdono? Anzi, sono gli altri che devono chiedere perdono a me per avermi provocato all’ira.

Questo è il caso del fratello maggiore in questa parabola. Credendo nella sua arroganza che la sua ira sia giusta, crede che sia suo padre che deve pentirsi e chiedere perdono a lui, ma non viceversa. Lui ha ragione. La sua ira e’ giusta.

Vedi perché quest’ira e’ pericolosa? Vedi come crea un cuore indurito e arrogante? Uno degli scopi principali di questa parabola e’ di evidenziare il peccato del fratello maggiore, non quello del fratello minore. Cristo fa capire che il fratello maggiore e’ come i farisei di cui leggiamo nella Bibbia, che credono che siano giusti davanti al Signore grazie al loro comportamento e grazie alle loro buone opere. A loro non piaceva il fatto che Gesu’ passava tempo con i peccatori. Allora si arrabbiavano con lui e credevano che la loro ira fosse giusta. Siccome credevono che la loro ira fosse giusta, il pentimento ed il ravvedimento rimanevano per loro concetti estranei. Pentirsi di cosa? Siamo giusti. 

Con questa parabola, però, Cristo ci fa capire che il fratello maggiore, e quindi anche i farisei, sono arroganti e egoisti. Ci fa capire che la loro ira non è giusta, ma è invece peccaminosa. Purtroppo, però, i cuori del fratello maggiore e dei farisei rimangono induriti e rimangono condannati dal loro orgoglio e dalla loro arroganza. Ma Cristo vuole che siamo come il fratello minore. Vuole che confessiamo i nostri peccati, che ci pentiamo, che ci ravvediamo, e che ci umiliamo davanti al Padre. Vuole che facciamo parte della festa che celebra il perdono dei peccati e la redenzione che abbiamo nel Padre, grazie all’opera del figlio Gesù Cristo sulla croce, e grazie all’opera dello Spirito Santo nei nostri cuori.

Quando ci umiliamo davanti al Padre, e quando confessiamo i nostri peccati, e quando l’ira dell’arroganza viene sottomessa al vangelo, accade una trasformazione miracolosa e bellissima; cioè riceviamo un cuore pentito. Non è indurito e arrogante come prima, ma grazie al vangelo all’opera in noi e’ adesso più ammorbidito e umile. Certo, in questa vita combattiamo ancora contro l’arroganza e l’ira, ma adesso combattiamo con una nuova prospettiva e con un cuore rinnovato. Che bellissima notizia! Che speranza abbiamo nel vangelo.

L’altra trasformazione che accade quando l’ira dell’arroganza viene sottomessa al vangelo è che non siamo più nemici della grazia, ma diventiamo, invece, amici di essa. Ma cosa intendiamo esattamente? Allora, l’arroganza e’ sempre nemico della grazia. Se crediamo che siamo sempre giusti, o quasi sempre, allora di che bisogno abbiamo della grazia? E quando aggiungiamo l’ira all’arroganza e’ ancora peggio perché la presenza dell’ira indica che siamo molto convinti e molto fermi nelle nostre convinzioni, e se le nostre convinzioni vengono sfidate, allora ci arrabbiamo e ci difendiamo a tutti i costi.

Inoltre, l’arroganza ha sempre un fortissimo legame con il merito. E il merito e’ figlio del buon comportamento e della performance. Il problema è che il merito umano e’ nemico della grazia. Vediamo un esempio chiaro di questo nel fratello maggiore. In questa parabola riflette sulla sua fedeltà a suo padre. Evidenzia il fatto che non ha mai trasgredito neanche un comando suo. Si comportava perfettamente mentre suo fratello era via, sprecando tutto. Ragiona così e deduce che il suo comportamento dovrebbe meritare il favore di suo padre. Ma invece di organizzare una grande e bella festa per lui grazie alla sua buonissima performance in tutti questi anni, suo padre fa una grande e bella festa per suo fratello, che non la merita per niente. Perché non la merita? A causa del suo comportamento pessimo. Ha sprecato tutto, vivendo dissolutamente. Non merita niente.

Il fratello maggiore, allora, si arrabbia, e la sua rabbia e’ per lui molto giustificata, e siccome è giustificata il suo cuore si chiude automaticamente al pentimento, e se si chiude al pentimento, si chiude anche alla grazia. Un cuore impenitente non ha bisogno della grazia.

Se il cuore non ha bisogno del pentimento, e se non ha bisogno della grazia, allora non ha bisogno neanche del vangelo di Gesu’ Cristo. L’ira dell’arroganza rimane sempre giustificata e non viene mai sottomessa al vangelo. Ma guardiamo la risposta del padre all’ira di suo figlio nei versi 31 e 32. Gli dice: “Figlio, tu sei sempre con me e ogni cosa mia e’ tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.”

Il figlio minore ha capito che doveva pentirsi e ravvedersi. Ha capito che aveva bisogno della grazia e del perdono. Ha capito che non poteva vantarsi del suo buon comportamento. Non aveva niente da offrire a suo padre. Niente. Si è umiliato allora e ha chiesto perdono, e suo padre l’ha perdonato e ha fatto una grande festa per celebrare suo figlio. Suo figlio era morto, ma grazie al perdono che ha ricevuto, adesso e’ tornato in vita. Era perduto, ma grazie non al buon comportamento, ma alla grazia che è stata versata su di lui, e’ stato ritrovato.

Non sappiamo quello che succede al fratello maggiore, se alla fine va alla festa o no. Ma sappiamo che i farisei, a cui il fratello maggiore viene paragonato, rimanevano nemici della grazia, fidandosi non del sangue redentrice di Cristo, ma del loro comportamento e delle loro buone opere per la loro salvezza. La loro ira dell’arroganza, allora, rimaneva sempre giustificata.

E tu? Come ti vedi? Sei amico o nemico della grazia? Ti stai fidando di te stesso e del tuo buon comportamento e delle tue buone opere, anche in parte, per la tua salvezza e per la tua giustificazione davanti al Signore? O sei amico della grazia, avendo capito che la grazia redentrice del Signore Gesu’ Cristo soltanto è, come dice la Bibbia, l’unica speranza per la salvezza e per la giustificazione? O forse non lo sai e hai domande di tutto questo. Se questo è il caso, va benissimo e se vuoi siamo felicissimi di rispondere alle tue domande e parlare con te della grazia redentrice e salvifica di Gesù Cristo.

Ma rallegriamoci di questo: Quando l’ira dell’arroganza viene sottomessa al vangelo, non siamo più nemici della grazia, ma siamo amici di essa perché e’ la grazia che ci salva e che ci da’ una nuova vita. Non abbiamo più un cuore indurito e orgoglioso come prima, ma guardando l’esempio di Cristo, il quale - come dice Paolo ai Filippesi - pur essendo in forma di Dio, non considero’ l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spoglio’ se stesso, prendendo forma di servo…umilio’ se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” Che notizia incredibile. Che speranza per noi. Sottomettendo l’ira dell’arroganza al vangelo riceviamo un cuore pentito e non siamo più nemici della grazia, ma amici. Gloria a Dio per questo. 

Che possiamo come chiesa, allora, vivere e mettere in pratica questa verità. Che l’ira dell’arroganza possa venire sempre sottomessa al vangelo, affinché il profumo di Cristo venga sparso in questo quartiere e in questa città, e affinché la luce di Cristo brilli sempre di più, e affinché vite vengano salvate e redente dal vangelo. Questa è la nostra preghiera come chiesa. Che Dio possa essere il nostro aiuto, che possa essere all’opera per fare cose grandi, e a suo nome sia ogni gloria.Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.