Rut 1:6-18 - La provvidenza di Dio all'opera quando la via non è chiara

 

Predicatore: Philip Reid Karr IV

Bellissimo è il testo che abbiamo davanti a noi stamattina. Da questo brano emergono delle verità fondamentali per una comprensione giusta del vangelo di Gesù Cristo. Questa è la bellezza della Bibbia, che già dalle prime pagine di essa vediamo il dispiegarsi del piano provvidenziale di redenzione di Dio per il mondo. Bellissimo questo.

Ci sono due verità che vediamo in questo brano che vogliamo evidenziare stamattina. Certo che queste verità hanno a che fare con la provvidenza di Dio e come la sua provvidenza è sempre all’opera per compiere il suo piano redentore per il mondo. La prima verità è questa: La provvidenza di Dio che vediamo nel libro di Rut, e anche nella Bibbia nel suo insieme, è all’opera quando la via è molto stretta. Ma cosa vuol dire? Allora vedremo, e vedremo che è una verità molto importante se vogliamo capire bene il vangelo di Cristo.

La seconda verità che emerge in questo brano è questa: La provvidenza di Dio è all’opera per mezzo di un popolo. Sì certo, Dio è all’opera nelle vite di individui, ma questi individui appartengono ad un popolo, cioè al popolo di Dio, che oggi è la chiesa. Il piano provvidenziale di Dio si attua nel contesto di un popolo, un popolo redento e messo da parte per glorificare Dio, portare il lieto messaggio del vangelo al mondo, e godersi delle infinite benedizioni del Signore. Adesso leggiamo insieme questo testo e poi approfondiremo insieme queste due bellissime verità: La provvidenza di Dio è all’opera quando la via è molto stretta, ed è all’opera per mezzo di un popolo.

Lettura del brano: Rut 1:6-18

Dopo un inizio molto tragico, finalmente vediamo la prima buona notizia di questa storia nel verso 6. Leggiamo che “il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane.” Dopo una lunga carestia era tornato il pane alla “casa del pane", cioè a Betlemme nel paese di Giuda. Un’altra buona notizia è che questa notizia della provvisione del Signore per il suo popolo è arrivata a Naomi a Moab. Gloria a Dio vediamo che Naomi, a prescindere da tutte le tragedie che ha vissuto, e nonostante avesse vissuto a lungo come straniera a Moab, lontana dal suo popolo e lontana dalla terra promessa, è rimasta fedele al Signore, il suo Dio. Non era facile, e come vediamo in questi versi ancora porta con sé tanta tristezza, ma è rimasta fedele, e la sua fedeltà, come vediamo in questo brano, ha avuto un impatto molto significativo sulla vita di Rut.

Quindi Naomi è pronta a tornare nel paese di Giuda ed è pronta a tornare al suo popolo. Ma ha ancora con sé le sue nuore, Rut e Orpa, e sembra che abbiano iniziato il viaggio per tornare a Betlemme insieme. Ma ad un certo punto viene il momento in cui devono lasciarsi. Non c’è niente a Betlemme per Rut e Orpa. Sono Moabite e saranno straniere in Giuda e non saranno le benvenute. Questo non vuol dire che gli stranieri non possono convertirsi e far parte del popolo di Dio, no di certo, infatti questo è uno dei messaggi principali del libro di Rut, che una straniera come Rut può entrare e far parte del popolo di Dio e del suo piano provvidenziale di redenzione per il mondo. Questo è un bellissimo messaggio sia di Rut, che della Bibbia nel suo insieme. Ciò detto, il fatto rimane che sarebbe stato difficile per Rut e Orpa andare nel paese di Giuda. Come dice un commentatore su Rut, in Giuda sarebbero state le benvenute come un panino di prosciutto ad un bar mitzvah.

Per questo motivo Naomi dice a Rut e Orpa nel verso 8, “Andate, tornate ciascuna a casa di sua madre,” e poi prega che il Signore le possa benedire. Ma Orpa e Rut insistono, dicendo nel verso 10, “No, torneremo con te al tuo popolo.” È comprensibile questa insistenza no? Chiaramente esiste un buon rapporto tra loro. Hanno tutte e tre perso i loro mariti. Tutte e tre sono vedove. Non hanno molto oltre a loro stesse. Ma Naomi sa che la via che le conduce a Betlemme è molto difficile ed è molto “stretta”. A questo bivio nella strada e nelle loro vite, tornare a Moab è l’opzione che ha molto più senso e che è molto più comoda. È la via più larga e più facile. Ecco perché Naomi insiste nel verso 11: “Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste con me?” Poi parla in maniera molto pratica con loro, dicendo: “Ho forse ancora dei figli nel mio grembo che possano diventare vostri mariti? Ritornate, figlie mie, andate!” 

Quindi Rut e Orpa si trovano davanti a questo bivio. Andare con Naomi a Betlemme e prendere la via molto difficile, sconosciuta e molto stretta, o andare a Moab e prendere la via più larga dove le prospettive per loro sono molto più promettenti. In ogni caso la scelta è difficile perché si amano molto. Infatti, vediamo nel verso 14 che di nuovo tutte e tre piangono ad alta voce. E un momento molto difficile nelle loro vite. Dopo tutto quello che hanno vissuto insieme devono adesso prendere vie diverse. Quindi Orpa bacia Naomi e prende la via più larga, cioè quella molto più comoda e che ha molto più senso, e torna a Moab.

Ma Rut non si stacca da Naomi, e anche se Naomi prova a convincerla a tornare a Moab con Orpa, Rut è convinta; vuole andare a Betlemme con Naomi, e quelli che seguono sono alcuni dei versetti più belli e più citati della Bibbia. Vediamo la risposta di Rut a Naomi nei versetti 16 e 17, dove Rut dice: “Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io, e là sarò sepolta. Il Signore mi tratti con il massimo rigore, se altra cosa che la morte mi separerà da te!”

Ma lasciamo Naomi e Rut un attimo e torniamo ad Orpa. Orpa vede le due vie davanti a lei e decide di prendere quella più comoda e quella più sicura e più conosciuta con maggiori possibilità di successo. E chi può biasimarla? Chissà cosa succede a Orpa a Moab. Forse trova un marito e forse ha tanti figli e forse vive una vita molto bella. Ma quello che l’autore di Rut vuole evidenziare è che Orpa, nel scegliere la via più larga e più comoda, scompare dalle pagine della storia. Non viene più menzionata. Sparisce completamente, e la storia adesso si rivolge a Rut, perché Rut, diversamente da Orpa, muore a sé e prende la via molto stretta e sconosciuta e rischiosa e va con Naomi a Betlemme per far parte del popolo del Dio d’Israele.

Nel vangelo di Matteo del Nuovo testamento, capitolo 7, Gesù Cristo parla di una cosa molto simile, e dice questo a coloro che lo stanno ascoltando: “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.” Il libro di Rut prevede e preannuncia questa verità. Con chiarezza si capisce che Orpa ha scelto la via spaziosa, che è la via che conduce alla perdizione. Come abbiamo già detto, dopo aver preso la via larga Orpa sparisce dalla storia.

Ma a questo punto è importante sottolineare un’altra verità nascosta in questa storia e in questi versetti. Cioè nel libro di Rut vediamo all’opera sia la grazia comune di Dio, sia la grazia redentrice di Dio. Con Orpa vediamo la grazia comune di Dio. Cioè con Orpa e la sua scelta di tornare a Moab vediamo che Dio, nella sua grazia comune, sostiene anche le persone che scelgono la via larga e spaziosa, e sostiene le persone che dicono “tu non sarai il mio Dio e il tuo popolo non sarà il mio popolo. Io farò diversamente e farò come voglio io.” Incredibilmente Dio è grazioso anche con queste persone. Tutti noi conosciamo persone come Orpa, no? Persone generose, gentili, umili, e che vivono buone vite. In queste persone vediamo la grazia comune di Dio all’opera. Ma questa non è la grazia che salva dalla condanna del peccato. Non è la grazia che redime e che vediamo all’opera in Rut e in Naomi e in altri protagonisti di questa storia che conosceremo nelle prossime settimane.

Quando Rut dice a Naomi, “il tuo Dio sarà il mio Dio e il tuo popolo sarà il mio popolo,” non sta dicendo, “ beh io non conosco il tuo Dio, ma conosco te e quindi a prescindere da chi è il tuo Dio diventerà anche il mio perché voglio bene te.” No. Più che altro Rut sta confessando la sua fede nel Signore, e grazie a questa fede è disposta a lasciare tutto e andare con Naomi e prendere la via stretta, che conduce alla vita. Vedremo in Rut capitolo 2 che a Moab Rut ha una famiglia. I suoi genitori sono ancora in vita. Ma lascia tutto, prende la via stretta e va a Betlemme con Naomi. Grazie alla testimonianza di Naomi e allo Spirito Santo all’opera nel suo cuore, Rut si è convertita dagli idoli di Moab a Dio per servire il Dio vivente e vero d’Israele.

Nel Vangelo di Matteo capitolo 16, Gesù dice questo ai suoi discepoli: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà.” Orpa voleva salvare la sua vita, ma l’ha persa. Rut ha rinunciato a sé stessa, ha preso la sua croce, ha perso la sua vita per amor di Dio, ha seguito il Signore, e nel seguire il Signore ha trovato il vero significato e il vero scopo della vita, e ha ricevuto la vita eterna. Questa è la vita di cui Cristo parla no, cioè la vita eterna.

Ad un certo punto nelle nostre vite ci troviamo tutti davanti a questo bivio della vita. O prendiamo la via stretta, o prendiamo la via larga. O entriamo nel piano provvidenziale di redenzione di Dio, o creiamo noi il nostro piano per la vita, un piano che ci conduce sempre alla perdizione, perché siamo tutti peccatori, tutti perduti e tutti morti nei nostri peccati, incapaci di redimerci. E mentre siamo convinti come chiesa, e confessiamo che è il Signore che ci salva dai nostri peccati, e che noi non possiamo salvarci o contribuire alla nostra salvezza, c’è anche questa realtà che come Rut e Orpa prima o poi ci troviamo tutti davanti a questo bivio nella vita dove dobbiamo scegliere o la vita stretta, o la via larga.

O rinunciamo a sé e mettiamo il Signore sul trono della vita e viviamo per lui, fidandoci di lui e della sua grazia e della sua provvidenza, o scegliamo di mantenere noi il posto sul trono della vita, vivendo le nostre vite come vogliamo noi. Sulla via stretta ci sottomettiamo al Signore e al Creatore dell'universo e al suo piano provvidenziale di redenzione per il mondo. Sulla via larga tutto sembra più spazioso perché non dobbiamo sottometterci ad un dio che ci incatena con tutti i suoi comandamenti e con tutte le sue leggi. Troppo pesante questo. Vogliamo essere liberi e vogliamo fare ciò che vogliamo noi. Questo è il messaggio del mondo no?

Ribadiamo: Dio è l’autore della salvezza. A lui sia ogni gloria per una vita redenta. Allo stesso tempo noi siamo anche responsabili per le nostre scelte. Un domani ci troveremo tutti davanti al Signore senza scusa. Il libro di Rut ci fa capire che Dio è all’opera in maniera provvidenziale per redimere il suo popolo per mezzo della via stretta. È la via più difficile perché è la via più stretta e più rischiosa, ma è anche la via che ci conduce alla vera vita e che ci dona una nuova vita e che ci fa sperimentare una vera libertà e una vera pace. È la via che conduce alla vita eterna, una vita che riceviamo come dono per mezzo della fede in Cristo Gesù, che con il suo sangue sparso sulla croce ci redime e ci salva dai nostri peccati.

Tutto ciò detto, su quale via stai viaggiando tu? Sulla via stretta che conduce alla vita, o sulla via larga che sembra più comoda e più promettente e più libera, ma che conduce alla perdizione? È una domanda importantissima. Vedi come queste due vie plasmano la maniera in cui rispondiamo alla domanda, “Ma la mia vita conta davvero"? La via stretta che conduce alla vita fa parte del piano provvidenziale di redenzione di Dio per il mondo. Le persone su questa via fanno parte di questo piano e fanno parte dello scopo redentore di Dio per il mondo, come Rut. Assolutamente la vita conta perché fa parte di questo bellissimo piano per il mondo, un piano che ha il Dio dell’universo come autore. Questo piano non può fallire, come abbiamo evidenziato la domenica scorsa.

Sulla via larga invece la risposta a questa domanda non è sicura. Le risposte ce ne sono sicuramente, ma vengono definite e determinate dall’uomo, ed i piani dell’uomo falliscono sempre e non sono mai sicuri e non sono mai affidabili com’è il piano di Dio. La via su cui viaggiamo ha un fortissimo impatto sul significato della vita e su come misuriamo il valore della vita.

Per concludere vogliamo evidenziare molto brevemente la seconda verità che emerge in questo brano, che la provvidenza di Dio è all’opera per mezzo di un popolo. La via stretta è angusta ed è difficile, sì, ma non è una via solitaria. È molto significativo quando Rut dice a Naomi, “il tuo popolo sarà il mio popolo.” Aveva capito che fidarsi del Dio d’Israele significa appartenere anche ad un popolo. Il pastore Tony Merida, commentando su questo brano, dice che il concetto di comunità è un tema spesso trascurato nella Bibbia, soprattutto nelle culture individualiste. Eppure è un tema di cui è intessuta tutta la Bibbia. Dio ha sempre voluto avere un popolo per sé. Egli mostra la sua gloria al suo popolo nella provvidenza e nella redenzione, e mostra la sua gloria attraverso il suo popolo nelle sue parole e nelle sue azioni. La nostra fede è personale, ma non è individualista. Nel Nuovo Testamento Tito ci ricorda che Gesù ha dato se stesso per redimerci e “per purificare per sé un popolo di sua proprietà, zelante per le opere buone”.

Non dobbiamo dimenticare che siamo stati salvati in una comunità. La provvidenza di Dio è all’opera per mezzo del suo popolo, cioè per mezzo della chiesa. E la chiesa non è un edificio che frequentiamo o un evento a cui partecipiamo, ma è un popolo a cui apparteniamo. Siamo chiamati a condividere le nostre vite, a piangere insieme, a pregare insieme, a portare i pesi gli uni degli altri, a studiare insieme e a vivere in missione insieme.

L'espressione “il mio popolo” sottolinea il fatto che gli individui sono salvati in un popolo. Tutti devono giungere alla fede personalmente, ma questa fede personale si esprime in una comunità. Certo, a volte questa comunità di fede è difficile da amare. Non c’è dubbio su questo.

Ma lo scopo di Dio è avere un popolo per sé, non solo un insieme di individui. È un privilegio far parte del popolo di Dio, nonostante le sfide che possono presentarsi nel condividere la vita con esso, ed è uno dei modi principali con cui il mondo saprà che apparteniamo a Gesù: cioè il nostro amore reciproco”.

Non dobbiamo mai perdere la meraviglia di far parte del popolo di Dio, perché come dice Pietro nella sua prima lettera, “un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio”. Far parte del popolo di Dio è un dono che riceviamo per mezzo della fede in Cristo Gesù. Non è un dono o un privilegio che guadagniamo con i nostri meriti. Se crediamo così non abbiamo capito cosa vuol dire appartenere al popolo di Dio. È un dono della grazia di Dio che riceviamo per mezzo della fede in Cristo soltanto. Che bella notizia! Che speranza abbiamo in Cristo! Gloria a Dio! Che il popolo di Dio, cioè che la chiesa possa crescere in questo quartiere e che il regno di Dio possa espandere in questa città. Questa è la nostra preghiera. A Dio come sempre sia ogni gloria. Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.