Rut 2:8-18 - La provvidenza di Dio all'opera per provvedere

 

Predicatore: Philip Reid Karr IV

Dopo una brevissima pausa in cui abbiamo avuto con noi Nino Ciniello della chiesa evangelica a Formigine, che ha predicato un bel sermone su Romani 12, oggi vogliamo riprendere la nostra serie sul libro di Rut. Con questa serie di predicazioni stiamo approfondendo la provvidenza di Dio che vediamo in piena mostra nel libro di Rut. Mentre approfondiamo questo tema stiamo anche rispondendo alla domanda, “Ma la mia vita conta davvero?” È una domanda che tutti si fanno di tanto in tanto. È una domanda con cui lottiamo tutti. Quindi con questo studio del libro di Rut stiamo rispondendo a questa domanda alla luce della provvidenza di Dio, che plasma la risposta ad essa in maniera molto significativa.

Ci troviamo ancora nel secondo capitolo. Nella prima parte del capitolo vediamo Rut nei campi d’orzo per spigolare, e ottiene l’attenzione di tutti per la sua buonissima etica del lavoro. Ottiene anche l’attenzione del proprietario dei campi, che si chiama Boaz, un uomo di Dio che chiede informazioni su Rut. Nella parte del capitolo che vogliamo approfondire oggi vediamo un discorso tra Boaz e Rut e vediamo come lui accoglie Rut e provvede a lei, estendendole tanta grazia. Infatti dai versetti di oggi in più vediamo che Boaz è un rappresentante di Cristo. Ciò che vediamo in Boaz è un riflesso di ciò che vediamo in Cristo, ma in Cristo lo vediamo in modo molto più grande.

A proposito di questa osservazione, cioè che in Boaz vediamo una rappresentazione di Cristo, mentre leggiamo il testo di oggi vogliamo tenere in mente due verità che emergono in questo brano che ci fanno capire con ancora più chiarezza la provvidenza di Dio che vediamo in piena mostra in questo libro. La prima verità è questa: La provvidenza di Dio accoglie e include lo straniero. È una verità che vediamo con chiarezza in questo capitolo, ed è una verità che ricorre tante volte nella Bibbia. La provvidenza di Dio accoglie e include lo straniero. È una bellissima verità questa ed è al cuore del vangelo.

La seconda verità che emerge in questo brano è questa: La provvidenza di Dio dona la grazia immeritata. Come la prima verità, anche questa verità non si limita al testo che approfondiremo oggi, ma è presente in tutta la Bibbia e anch’essa è una componente chiave del vangelo di Gesù Cristo. Leggiamo adesso il testo e poi scopriremo queste due bellissime verità della provvidenza di Dio.

Lettura del brano: Rut 2:8-16

Parliamo della prima verità che emerge in questi versetti, che la provvidenza di Dio accoglie e include lo straniero. Questa è una verità molto importante e la troviamo al cuore del vangelo. Insieme a tantissime persone che vivono in Italia, e insieme a tante persone che frequentano questa chiesa, e insieme ad altri membri di questa chiesa e le nostre chiese sorelle, io sono uno straniero in Italia. Abito in Italia da tanti anni, ho la residenza in Italia, ma non ho la cittadinanza. Ho fatto la domanda per la cittadinanza, ma è un processo lungo e ci vuole tanto tempo. Quindi non ho gli stessi diritti di un cittadino italiano, e vengo considerato allora - anche giustamente - uno straniero.

E, in quanto straniero in Italia, devo fare certe cose che un cittadino italiano non deve fare, giustamente. Martedì scorso, ad esempio, io e la mia famiglia siamo andati alla questura di Roma per rinnovare i nostri permessi di soggiorno. Se sei straniero come me, e vuoi sentirti voluto e accolto come straniero in Italia, allora la questura di Roma non è il posto dove vuoi andare per ricevere queste cose. Anzi, vai in questura per sentirti indesiderato e emarginato e non voluto per niente. Quando ti trovi in questura la risposta alla domanda, “Ma la mia vita conta davvero?” è un sonoro “no, non conta e non vale niente.” Tutti sono frustrati e disperati e vengono trattati male, quasi come animali. E sicuramente è difficile anche per coloro che lavorano lì e devono gestire tutta questa gente, perché le persone diventano impazienti, irritate e poi anche aggressive. È un posto molto brutto dove l’accoglienza non è molto presente. 

Quindi essere uno straniero in un posto, cioè in qualsiasi posto, è difficile. Molto spesso senti il peso di essere straniero e senti il peso di essere indesiderato e non voluto. E sicuramente Rut si sentiva così a Betlemme. Molto spesso il libro di Rut parla di Rut come straniera e come Moabita; Moabita per sottolineare il fatto che viene da un paese straniero e anche nemico di Betlemme. A Betlemme un Moabita non era ben accetto, e viceversa.

È per questo motivo che questo brano è così bello. In questo brano vediamo che una straniera viene veramente accolta, e il cittadino del paese, cioè Boaz, ha fatto di tutto per far sentire la straniera benvenuta, desiderata, inclusa, e apprezzata. Boaz accoglie Rut come se fosse della sua casa, come se fosse un cittadino del paese.

Il motivo per cui questa verità è così bella è perché ha a che fare con tutti noi. È al cuore della buona notizia di Gesù Cristo. Cioè il vangelo è una buona notizia perché un aspetto centrale di esso è il fatto che accoglie e include lo straniero. Siamo tutti Rut, cioè in un certo senso siamo tutti stranieri perché siamo tutti peccatori e il nostro peccato ci rende estranei al cospetto di Dio. Essendo estranei e essendo stranieri al cospetto di Dio, non abbiamo nessun diritto nei suoi confronti e quindi non possiamo vantarci di nulla. Siamo completamente alla mercé del governo della terra e delle sue leggi. Se non ci estende una grazia e se non ci accoglie e se non ci include nei suoi piani, allora non c’è speranza per noi stranieri e rimaniamo disperati, condannati dai nostri peccati, e senza cittadinanza.

Ma questa è la buona notizia del vangelo. Sì è vero, il nostro peccato ci rende stranieri al cospetto di Dio, ma Dio non voleva che rimanessimo stranieri e condannati dai nostri peccati. Voleva che potessimo essere perdonati dai nostri peccati e voleva che diventassimo cittadini del suo regno, con tutti i diritti di un cittadino del suo regno. Per questo motivo ha mandato Gesù Cristo, il suo unigenito Figlio, per morire sulla croce. Con il suo sacrificio e con la sua morte sulla croce Cristo ha preso su di sé il nostro peccato, pagando il prezzo di esso, diventando in quel momento lui stesso straniero al cospetto di Dio, affinché noi potessimo essere accolti e inclusi nel regno di Dio, e affinché diventassimo cittadini del suo regno.

Che sacrificio! E quando Dio ha risuscitato Cristo dalla morte, ha sigillato e ha garantito questa nuova cittadinanza, donandoci lo Spirito Santo come sigillo di cittadinanza. Un sigillo che non può essere cancellato o perso. Che bella notizia per lo straniero! Che bella notizia per il peccatore! Che bello che il piano provvidenziale di Dio per il mondo accoglie e include lo straniero. Che speranza abbiamo tutti in Cristo Gesù!

Tutto ciò detto, chi sei tu al cospetto di Dio? Sei ancora straniero, condannato dal tuo peccato? O sei cittadino del regno di Dio, salvato dal sangue redentore di Cristo? Sei cittadino di questo mondo soltanto, o sei cittadino del regno di Dio? Hai una cittadinanza terrena soltanto, o hai anche una cittadinanza garantita e sigillata dallo Spirito Santo che Dio ci dona per mezzo della fede in Cristo? L’una non dura, l’altra dura e durerà nell’eternità.

Ecco una domanda molto importante per questa chiesa. Come chiesa come stiamo trattando i tantissimi stranieri che ci circondano e che abbiamo in mezzo a noi? Un modo molto potente in cui possiamo spargere il buonissimo e salvifico profumo di Cristo è per mezzo del nostro trattamento dello straniero. Dobbiamo accogliere e dobbiamo includere lo straniero, come Boaz accoglie e include Rut e come Dio, per mezzo di Cristo, accoglie e include il peccatore. Come possiamo accogliere e includere lo straniero? Questa è una domanda che dobbiamo sempre porci come chiesa. È difficilissimo rispondere a questa domanda no? Che Dio possa aiutarci e che possa darci tanta saggezza.

“Ma se lo straniero non merita il nostro aiuto?” Non è questa una domanda che ci facciamo, forse sottovoce? Non sono sempre persone piacevoli e quindi non vogliamo aiutarli e non vogliamo avvicinarci a loro e sicuramente non vogliamo accoglierli e includerli. Allora? A questo punto la chiesa deve ricordarsi della seconda verità che è presente in questi versetti e che è presente in tutta la Bibbia, cioè che la provvidenza di Dio, che viene sperimentata per mezzo della fede in Gesù Cristo, accoglie e include lo straniero, lo straniero che non merita di essere né accolto né incluso a causa del suo peccato, e gli dona la grazia immeritata.

Certo, non stiamo dicendo che la chiesa deve accogliere persone pericolose che vogliono farci del male. No. Dobbiamo essere attenti. Dobbiamo essere saggi. Ma una volta che siamo sicuri che questa persona non vuole farci del male, allora dobbiamo essere come Boaz e dobbiamo essere una chiesa che dimostra e che estende la grazia e la misericordia allo straniero. Come straniera a Betlemme Rut riconosce di essere indegna della grazia ricevuta da Boaz. Lo dice con chiarezza nel verso 10 dove leggiamo, “Allora Rut si gettò giù, prostrandosi con la faccia a terra, e gli disse: ‘Come mai ho trovato grazia agli occhi tuoi, così che tu presti attenzione a me che sono una straniera?” Rut è una straniera molto grata per la grazia estesa a lei. Anche noi dobbiamo essere così. Cioè dobbiamo essere grati per la grazia che Dio ci dona in Cristo Gesù, una grazia totalmente immeritata, e dobbiamo vivere vite che mettono in pratica questa grazia.

Approfondiamo un attimo questa grazia che Boaz dimostra a Rut. Vediamo due esempi di questa grazia e sono esempi che noi come chiesa possiamo cercare di imitare e mettere in pratica a Prati e a Roma per spargere il profumo di Cristo allo straniero. Sono esempi che ci sfidano ad essere una chiesa regale, profetica e soprattutto sacerdotale in questo quartiere e in questa città.

Il primo esempio di grazia immeritata che Boaz stende a Rut è che provvede a questa povera vedova straniera. È un atto molto semplice, ma non deve essere dato per scontato. Avere da mangiare e da bere, e avere un lavoro stabile e sicuro sono grandi doni per lo straniero. Ci sono tanti stranieri che hanno bisogno di queste cose che vivono in questa città. Forse non siamo in grado di fare tutto per queste persone, ma dobbiamo chiedere al Signore di darci saggezza affinché possiamo capire come possiamo essere d’aiuto a queste persone, e dobbiamo pregare che il Signore possa darci sempre più risorse per poter essere una benedizione allo straniero che ha tante esigenze. E poi questi servizi sacerdotali e queste benedizioni devono essere sempre accompagnati da un chiaro annuncio del vangelo. Certo che vogliamo alleggerire i pesi di queste persone causati dall’essere uno straniero in questa nazione, ma più che altro vogliamo che il peso del peccato venga rimosso per mezzo della fede in Cristo Gesù affinché non siano più stranieri al cospetto di Dio, ma cittadini del suo regno.

Il secondo esempio di grazia immeritata che Boaz stende a Rut è la sua protezione per lei. Come abbiamo detto due domeniche fa, il lavoro che Rut svolge in questi campi è pericoloso. Per questo motivo Boaz dice a Rut nel verso 9, “Ho ordinato ai miei servi che non ti tocchino.” Di nuovo nel verso 15 Boaz dice ai suoi servi, “Lasciatela spigolare anche fra i mannelli, e non offendetela…e non la sgridate!”

Così Boaz è un esempio per la chiesa. Così mette in pratica le parole di Proverbi 31 che dicono, “Apri la bocca in favore del muto, per sostenere la causa di tutti gli infelici; apri la bocca, giudica con giustizia, fa’ ragione al misero e al bisognoso.” In più, con le sue parole e con la sua protezione Boaz mostra rispetto a Rut e le conferisce dignità. Questo è molto importante per lo straniero, perché molto spesso manca il rispetto e manca la dignità nel suo confronto. In tantissimi casi lo straniero non è voluto e quindi non sperimenta mai il rispetto e la dignità. Come chiesa dobbiamo essere un esempio laddove il governo fallisce. Il rispetto e la dignità sono importantissimi.

E posso dire da esperienze personali che in questura, ad esempio, entrambe queste cose mancano. Quindi che possiamo essere un esempio laddove il governo viene meno. Che come chiesa possiamo anche noi mettere in pratica le parole di Proverbi 31. Che possiamo aprire la bocca in favore del muto. Che possiamo sostenere la causa di tutti gli infelici. Che possiamo giudicare con giustizia e che possiamo far ragione al misero e al bisognoso.

Ci ricordiamo delle parole di Rut a Boaz in vista della grazia immeritata di cui beneficia. “Come mai,” dice Rut nel verso 10, “Come mai ho trovato grazia agli occhi tuoi, così che tu presti attenzione a me che sono una straniera?” Questo è l’atteggiamento giusto nei confronti di una grazia immeritata donata e ricevuta. Dobbiamo tutti imitare questa umiltà per sperimentare la grazia immeritata che Dio ci dona per mezzo del sacrificio di Cristo Gesù sulla croce e per mezzo del dono dello Spirito Santo che riceviamo per mezzo della fede in Cristo. Senza questo atteggiamento di umiltà non possiamo conoscere la grazia salvifica e immeritata di Gesù Cristo. Se crediamo di meritare in qualche modo la grazia salvifica che Dio ci dona in Cristo Gesù, allora rimaniamo stranieri al cospetto di Dio e non possiamo diventare cittadini del suo regno.

“Come mai ho trovato grazia agli occhi tuoi, così che tu presti attenzione a me che sono una straniera?" Questo è l’atteggiamento necessario per gustare la grazia immeritata di Dio in Cristo e per diventare cittadino del regno di Dio, un regno che durerà per l’eternità. In questo regno non c’è né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; e non c’è straniero, perché tutti sono uno in Cristo Gesù. Che bella notizia! Che messaggio di speranza per il peccatore! Che risposta dà alla domanda, “Ma la mia vita conta davvero?” Ma senza questo atteggiamento di umiltà non possiamo conoscere la grazia immeritata e rimaniamo stranieri.

Bellissime queste due verità: La provvidenza di Dio accoglie e include lo straniero, e dona la grazia immeritata allo straniero. Tutto in Cristo Gesù. Che possiamo mettere in pratica queste verità in questo quartiere e in questa città, e che possiamo spargere il profumo redentore del vangelo ovunque andiamo, soprattutto allo straniero. A Dio sia ogni gloria. Amen.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.